ELEZIONI 2018: LA PROPOSTA DELLA C.L.N.

28.9.17

STATUTO della Confederazione per la Liberazione Nazionale

STATUTO
della Confederazione per la Liberazione Nazionale

(approvato nelle linee generali dalla II. Assemblea nazionale. 3 settembre 2017)
Preambolo


1. La Confederazione per la Liberazione Nazionale (CLN) è un’alleanza politica di movimenti, partiti, associazioni e singoli cittadini.

L'iscrizione alla CLN è sempre individuale e si perfeziona mediante annotazione in un apposito registro degli iscritti.


2. La Confederazione per la Liberazione Nazionale sostiene e promuove una cultura politica di azione e di partecipazione alla vita democratica come garanzia di trasformazione sociale e affermazione della sovranità popolare ispirandosi ai valori di giustizia sociale e di libertà contenuti nella Costituzione del 1948.

3. Il presente Statuto stabilisce le regole interne alla CLN al fine di:

(a) coordinare le diverse forze politiche e sociali in essa rappresentate;

(b) definire le linee di attuazione politica per il raggiungimento degli obiettivi fissati nel Manifesto della Confederazione per la Liberazione Nazionale e nel Decalogo;

(c) assicurare la vita democratica interna, definendo diritti e doveri di ogni iscritto e di ciascuna organizzazione aderente.

4. La CLN PRENDE ATTO della crisi dei partiti storici e del fallimento dei meccanismi di rappresentanza in seguito al declino delle istituzioni democratiche,

SI ORGANIZZA per resistere all’attacco del capitalismo globalizzato contro le democrazie costituzionali e le sovranità popolari,

RICONOSCE le potenzialità delle numerose realtà associative, politiche e sindacali in opposizione all’attuale sistema di potere e

INSISTE sulla necessità di avviare una concreta azione politica comune, condivisa e partecipata, attraverso la costruzione di un'alleanza tra tutte le forze democratiche, antioligarchiche e costituzionali disposte a lottare per l'affermazione della Sovranità Nazionale e per la Liberazione del nostro Paese da ogni condizionamento esterno che limiti tale sovranità, a partire dal vincolo della moneta unica euro e dai principali trattati europei.




Regole della CLN



Modalità di adesione e di iscrizione - diritti e doveri



5. Le iscrizioni alla CLN sono sempre individuali.


6. I soggetti organizzati (partiti, movimenti, associazioni, ecc.) possono invece aderire collettivamente alla confederazione, ma i loro rispettivi aderenti divengono membri effettivi della CLN solo al momento della propria iscrizione individuale.

Tale atto può avvenire anche per il tramite dell'organizzazione di appartenenza, ma sempre con  la sottoscrizione personale della scheda di iscrizione.


7. Le realtà collettive di cui all'art. 6 hanno diritto ad almeno un rappresentante negli organismi politici della Confederazione, come specificato agli artt. 13 e 14 del presente statuto.

Tale diritto viene acquisito automaticamente da ciascuna organizzazione collettiva all'atto della sua ammissione nella CLN.

L'approvazione di una richiesta di adesione alla CLN formulata da uno dei soggetti collettivi menzionati al punto 6 deve essere sempre approvata con la maggioranza qualificata dei 2/3 dei componenti effettivi del Coordinamento Nazionale della Confederazione.


8. L'atto dell’iscrizione individuale alla Confederazione implica la sottoscrizione e la condivisione dei contenuti dei documenti fondativi della CLN e l'accettazione del presente Statuto.

L'iscritto interviene nel lavoro della Confederazione condividendone tesi ed azione politica; contribuisce alla costruzione dell'organizzazione; partecipa attivamente ai momenti di dibattito interno; partecipa a diffondere le proposte e le idee della CLN; contribuisce al suo finanziamento nelle forme che verranno collettivamente decise.


9. Le organizzazioni collettive aderenti alla CLN, pur mantenendo la rispettiva autonomia politico-organizzativa, concorrono anch’esse attivamente alla vita, alla costruzione ed allo sviluppo della Confederazione, così come indicato nel dettaglio all'art. 8.

Nella loro attività pubblica (documenti ufficiali, siti internet, blog, pubblicazioni varie, ecc.) le organizzazioni collettive aderenti alla CLN sono tenute ad esplicitare la loro adesione alla stessa Confederazione.


10. Ogni iscritto alla CLN ha diritto di partecipazione e di voto in tutte le assemblee della Confederazione, sia in ambito nazionale che in ambito territoriale.

Tutti gli iscritti e tutte le organizzazioni collettive aderenti alla CLN possono adire il Comitato di garanzia (di cui al successivo articolo 22) al fine di rivendicare la tutela dei diritti e dei principi sanciti nel presente Statuto.




Gli organi della CLN


11. Al fine di attuare gli obiettivi indicati all'art. 3, la CLN si dota dei seguenti organi:


L’ASSEMBLEA NAZIONALE

IL COORDINAMENTO NAZIONALE

IL COMITATO DI GARANZIA


12. L’Assemblea Nazionale
, che si riunisce di norma ogni anno, stabilisce gli orientamenti politici e le decisioni organizzative, elegge il Coordinamento nazionale ed il Comitato di garanzia della CLN.


13. Fino al raggiungimento della soglia di 1.000 iscritti, l'assemblea nazionale è costituita dall'insieme degli stessi.

A partire dal superamento del numero di 1.000 iscritti alla Confederazione, l'assemblea sarà composta da delegati eletti su base regionale, secondo un criterio proporzionale che tenga conto del rispettivo numero di iscritti alla CLN in ciascuna regione d’Italia.

In consonanza con quanto già fissato all’art. 7 del presente statuto, ogni realtà collettiva aderente alla Confederazione ha il diritto ad essere rappresentata nell'Assemblea Nazionale con almeno un suo delegato.


14. Il Coordinamento Nazionale, di seguito CN, viene eletto dall’Assemblea Nazionale.

Ogni soggetto che abbia aderito collettivamente ha diritto ad essere rappresentato nel CN con almeno un suo rappresentante.

15. Il CN è l'organo deliberativo e di rappresentanza degli iscritti e delle organizzazioni aderenti alla CLN, si riunisce regolarmente attraverso una piattaforma in rete e periodicamente nelle sedi indicate all’atto della sua convocazione.


16. IL CN nomina al proprio interno un Presidente e un vice presidente che si impegnano a garantire, in termini di disponibilità e di continuità, i compiti previsti dal ruolo ad essi affidato.

In particolare, il Presidente:

a) compila l’ordine del giorno delle riunioni, riceve le richieste degli altri membri sugli argomenti da porre alla discussione del CN, dirige ed organizza l’ordine dei lavori;

b) modera la discussione e riceve eventuali  richieste di mozioni;

c) redige verbali sintetici delle riunioni e relazioni conclusive sugli argomenti trattati;

d) provvede alla raccolta dei documenti politici deliberati, alla loro pubblicazione e archiviazione.

17. Il CN svolge le seguenti funzioni:

a) applica e sviluppa le deliberazioni assunte dall'Assemblea nazionale;

b) promuove le iniziative della CLN su tutto il territorio nazionale;

c) decide le linee e le azioni politiche da attuare;

d) promuove la nascita e il consolidamento delle strutture regionali della CLN;

e) garantisce il costante raccordo con tutte le organizzazioni collettive aderenti alla CLN;

f) riceve ed elabora le istanze sui temi da porre alla discussione e le mozioni presentate dagli iscritti o dai soggetti organizzati aderenti;

g) esamina ed approva, come specificato all'art. 7, le richieste di adesione collettiva alla Confederazione;

h) cura la tenuta e l'aggiornamento del registro degli iscritti.


Al fine di attuare quanto sopra, il CN può decidere di costituire al proprio interno una commissione esecutiva e/o di affidare specifici incarichi operativi ai suoi membri.


18. Le decisioni del CN sono valide se prese con la maggioranza del 50% + 1 dei membri effettivi dell'organismo.

Le decisioni di cui al punto g) dell'art. 17 vengono prese con maggioranza qualificata dei 2/3 dei membri effettivi del CN.

Lo stesso criterio della maggioranza dei 2/3 dei membri effettivi del CN è necessario per validare ogni decisione relativa all'eventuale adesione della CLN a processi politici aggregativi più ampi e che siano in coerenza con lo spirito dei documenti fondativi della stessa Confederazione.


19. Le proposte, per essere deliberate dal CN come documenti politici ufficiali attraverso il voto, devono essere presentate in forma di mozione scritta, preferibilmente accompagnate da un testo sintetico che esplichi le motivazioni a sostegno della mozione di cui si chiede l’approvazione.


20. In casi particolari, il CN può - limitatamente a temi specifici posti all'ordine del giorno - invitare a partecipare alle proprie riunioni altri membri della CLN esterni al CN stesso, ma particolarmente esperti sulla materia in discussione.

Gli invitati avranno diritto di parola e di proposta ma non di voto, che rimane prerogativa esclusiva dei membri del CN.


21. Il Presidente del CN, concordemente con gli altri membri, convoca le riunioni virtuali dell’organismo tramite mail dando comunicazione ai componenti dell’organismo della data e dell’ora di svolgimento di ogni riunione, nonché del relativo ordine del giorno, con non meno di cinque giorni d’anticipo rispetto alla data di svolgimento della riunione on line.

Le riunioni del CN da tenersi in sedi fisiche dovranno essere comunicate ai componenti dell’organismo con almeno 15 giorni d’anticipo rispetto alla data di svolgimento della riunione.


22. Il CN ha la facoltà di sanzionare eventuali azioni dei singoli membri e/o delle associazioni aderenti che risultino in contrasto con i valori e lo spirito della Confederazione, ovvero quando esse risultino in contrasto con lo Statuto, con il Manifesto, con il Decalogo e/o con le deliberazioni adottate dalla CLN.


23. Queste sanzioni sono: il richiamo, la sospensione temporanea o l’esclusione dalla CLN.


24. nel caso la sanzione riguardi un’associazione la decisione è valida se adottata dai due terzi dei membri del CN


25. Il Comitato di Garanzia è preposto ad assicurare che i singoli membri, il CN e le associazioni aderenti osservino lo Statuto, il Manifesto e il Decalogo della Confederazione.

26. Il Comitato di Garanzia è l’organismo a cui i singoli membri, il CN o le associazioni aderenti alla Confederazione possono sottoporre denunce specifiche su eventuali violazioni, così come opporre appello ad eventuali sanzioni comminate dal CN.

27. Il Comitato di Garanzia sottopone le sue conclusioni al CN dopo accertamento rigoroso dei fatti.

28. Nel caso le conclusioni del Comitato di Garanzia contrastino con quelle del CN, il contenzioso sarà risolto dall’Assemblea Nazionale, che modifica, respinge o approva l’eventuale sanzione —a maggioranza dei due terzi se riguarda un’associazione.

29. Per quanto ci sia incompatibilità tra appartenenza al CN e al Comitato di Garanzia, i membri di quest’ultimo possono partecipare alle sedute del CN con voto consultivo.



NORME TRANSITORIE


La II Assemblea della CLN approva le seguenti norme transitorie: 


a) Al fine di assicurare la necessaria continuità politica ed organizzativa in questa prima delicata fase di costruzione della CLN, il CN che ha operato fino ad oggi viene confermato in carica fino allo svolgimento della prossima Assemblea nazionale.


b) Come indicato al comma d) dell'art. 17 il CN curerà lo sviluppo e l'organizzazione territoriale della CLN.

Ovunque possibile dovranno costituirsi comitati locali, territoriali e provinciali.

Sarà sulla base di questa esperienza che la prossima Assemblea nazionale definirà statutariamente i livelli della strutturazione territoriale della Confederazione per la Liberazione Nazionale.

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ROSATELLUM 2.0: L'UNICA COSA CERTA di Leonardo Mazzei

Coalizioni o car pooling? A proposito della nuova proposta di legge elettorale targata Renzi-Berlusconi
Andrà davvero in porto l'ennesimo raggiro sulla legge elettorale congegnato dalla collaudata coppia formata dal Buffone di Arcore e dal Bomba di Rignano?
Al momento non lo sappiamo. A giudicare dallo schieramento che si è pronunciato a favore del Rosatellum 2 (Pd, Forza Italia, Ap e Lega) non dovrebbero esserci incertezze. A leggere invece le cronache di questi giorni qualche dubbio appare assai fondato. Non solo Renzi è più prudente del solito, ma i gruppi parlamentari del Pd sembrano divisi sia per motivi politici che per i diversi interessi di tanti deputati e senatori.

Certo, se il quartetto di cui sopra fallisse, a dispetto dei numeri di cui dispone, saremmo di fronte all'ennesimo sputtanamento di una classe dirigente che in materia detiene già molti record. Ma questo lo sapremo solo nelle prossime settimane.

Intanto cerchiamo di capire tre cose: come funzionerebbe la nuova legge qualora venisse approvata, quali scenari disegna, quale accordo politico la sostiene.

Rosatellum 2: al peggio non c'è limite

Da anni ormai, ogni nuova proposta di legge elettorale ha l'indubitabile pregio di far rimpiangere quella precedente. La fantasia truffaldina di certi personaggi, cui i partiti di regime delegano i lavori più sporchi, non ha davvero limiti. Il Rosatellum 2 non fa certo eccezione, anzi!

Con questa legge il 36% dei deputati e dei senatori viene scelto in collegi uninominali all'inglese, dove chi vince piglia tutto. Agli altri nulla resta, neppure lo scorporo parziale che c'era col Mattarellum. Il restante 64% dei seggi viene attribuito in collegi plurinominali (circa un centinaio, ma ancora da disegnare). Per l'ammissione alla ripartizione dei seggi le liste devono superare il 3% a livello nazionale.

Sono di nuovo consentite —grande vittoria della destra— le coalizioni. Si torna dunque, per questo aspetto, al tanto aborrito Porcellum. Sono però riconosciute come "coalizioni" solo quelle che superano il 10% dei voti. Questo è un aspetto molto importante, perché solo queste ultime avranno diritto al recupero dei voti delle liste, interne alla coalizione, che non abbiano raggiunto il 3% avendo però superato l'1%. Nelle coalizioni al di sotto del 10% questo recupero non è invece concesso. Quanto possa essere costituzionale una simile disparità i lettori possono giudicarlo da soli.
Un altro aspetto da segnalare —qui i maneggioni che hanno elaborato la proposta si sono ispirati al Tedeschellum abortito in aula a giugno— è che non c'è voto disgiunto tra quota maggioritaria e quota proporzionale. Al contrario, sarà il voto nel collegio uninominale (maggioritario) a trainare quello proporzionale. Qui il vantaggio delle forze sistemiche (Pd e destra) è del tutto evidente. Ancor più lampante la volontà di colpire M5S, che nei collegi uninominali avrà inevitabilmente candidati meno conosciuti.

Infine, dopo tanti discorsi sulle preferenze, dopo gli stessi pronunciamenti della Corte Costituzionale, si torna alle liste interamente bloccate. Qui la giustificazione è che gli elettori potranno almeno scegliere un terzo dei parlamentari nei collegi uninominali. Il che è totalmente falso, perché se io voglio votare il partito x, sarò inevitabilmente costretto a votare il candidato y che lo rappresenta nel mio collegio, dunque niente a che vedere con le preferenze.

Una legge su-misura per i soliti noti

Belli i tempi in cui si parlava di leggi ad personam! Qui siamo ormai a leggi pensate su-misura per avvantaggiare alcuni partiti, danneggiandone altri. Di più, siamo di fronte ad una proposta di legge che mira a predeterminare con millimetrica precisione la futura maggioranza di governo. Uno schiaffo alle più basilari regole democratiche che grida davvero vendetta.

Come abbiamo già visto, il vantaggio di Pd e destra è dato dai collegi uninominali e dalla soglia del 10%. Per accettare i collegi uninominali la destra ha preteso (ottenendolo) il ripristino delle coalizioni, senza le quali sarebbe stata tagliata fuori.

Del danno ai pentastellati si è detto. Sia chiaro, con il profilo neo-democristiano scelto, con la candidatura di Di Maio l'insipido, M5S ci ha messo molto del suo per autoescludersi a priori dalla partita per il governo del Paese. Ma questo non cancella la gravità di una legge pensata innanzitutto in funzione M5S. C'è però un'altra area politica volutamente colpita da questa legge. Si tratta dell'area Mdp-Pisapia-Sinistra Italiana, un raggruppamento che non raggiungendo il 10% non avrà i privilegi delle coalizioni riconosciute.

Ai danneggiati da questa orrenda legge bisognerebbe però ricordare il detto secondo cui chi è causa del suo mal pianga se stesso. E sia M5S, che il blocco dei sinistrati di cui sopra, hanno le loro colpe. Quella di non aver mai veramente sostenuto il sistema proporzionale come l'unico democratico, quella di essersi esercitati anzi con proposte ultra-maggioritarie i bersaniani (con il loro Mattarelum peggiorato), e con disegni comunque truffaldini M5S (il modello spagnolo). Così, oggi che il duo Renzi-Berlusconi vuole colpirli entrambi, possono sì lamentarsi del danno che andrebbero a subire, ma non possono certo rivendicare una cristallina posizione democratica.

Il patto Renzi-Berlusconi (e il loro dialogo immaginario)

Se stabilire chi guadagna e chi perde col meccanismo truffaldino del Rosatellum 2 è cosa da ragazzi, vediamo ora qual è la coalizione di governo per cui è stato pensato.

Se la coalizione elettorale più avvantaggiata è certamente quella della destra, è però all'alleanza post-elettorale che hanno guardato in primo luogo i suoi ideatori. E la spiegazione di tutto sta nel patto Renzi-Berlusconi. Chi scrive —sbagliando— pensava che Renzi non avrebbe mai concesso il ritorno alle coalizioni sulla scheda elettorale, questo per il banale motivo che il Pd una vera coalizione di forze alleate non ce l'ha. Dunque, perché suicidarsi?

Ma —l'abbiamo già detto— quando si tratta di imbrogliare questi qua non mettono limiti alla fantasia. La Costituzione? Le basilari norme democratiche? La regola di condividere la legge elettorale con l'opposizione? E chissenefrega!!! Quel che conta è solo il risultato, ed ecco così servito un sistema assai bizzarro, dove è vero che avremo le coalizioni pre-elettorali, ma dove si è stati ben attenti a che nessuna delle due (destra e Pd+cespugli), pur avvantaggiandosene su M5S, possa avere da sola la maggioranza dei seggi.
Questo perché? Hanno avuto forse qualche scrupolo democratico? Scordatevelo. Semplicemente, il Bomba vuol tornare ad ogni costo a Palazzo Chigi. E non è un segreto per nessuno che possa farlo solo con un accordo con il Buffone di Arcore. Fin qui siamo alla fondamentale scoperta dell'acqua calda. C'era però un problema. Con la legge attuale —uscita dalle sentenze della Consulta— la maggioranza in parlamento Pd e Forza Italia l'avrebbero vista solo con un potente cannocchiale. D'accordo imbarcare gli alfaniani, che stanno al mondo solo per quello, ma coi voti che hanno non sarebbero mai stati sufficienti. Imbarcare allora Mdp e soci? In linea generale nessun ostacolo, se non fosse per il niet a Renzi. Un dettaglio non proprio trascurabile, specie se visto da Rignano sull'Arno.

Ecco allora il Rosatellum 2. In fondo non è difficile immaginare il dialogo che dev'essersi svolto tra i due. Armiamoci anche noi di un po' di fantasia (ne basta sempre meno che per congegnare l'obbrobrio della legge elettorale di cui ci stiamo occupando), e capiremo meglio i come e i perché dell'accordo trovato.

Renzi. Guarda Silvio che non abbiamo i numeri per farcela. Bisogna ritornare ad un sistema più maggioritario.
Berlusconi. Lo so Matteo, ma non penserai mica di fregarmi con un nuovo Italicum?

R. No, non ti voglio fregare, voglio Palazzo Chigi e tu avrai quel che ti serve, per Mediaset e non solo.

B. Allora c'è un solo modo: devi ridarmi le coalizioni.

R. Ma così sei tu che mi freghi. Io dove ce l'ho una coalizione?

B. Tranquillo, qualcosa ti inventi. Alfano, per esempio, te lo lascio. Ma poi, mica dobbiamo fare delle vere coalizioni! A me serve solo un taxi per i collegi uninominali. Poi dopo il voto scendo e vengo da te.

R. E chi mi assicura che scendi? Come glielo spieghi ai tuoi?

B. Semplice: studiamo un meccanismo dove noi due insieme avremo la maggioranza di sicuro, ma senza che nessuna coalizione possa vincere da sola.

R. E come facciamo ad essere così sicuri? Col maggioritario tutto può succedere. 

B. Non essere ingenuo. Basta scegliere la giusta dose di maggioritario. Ne ho parlato con Verdini, la formula c'è. Tu parlane coi tuoi, che quando si tratta di imbrogliare non sono secondi a nessuno.

R. Va bene, ma non voglio scherzi. Di te mi fido, ma tra i miei ce n'è più d'uno che mi infinocchierebbe volentieri. E dietro hanno forze potenti... Quelli immaginano una nuova coalizione di centrosinistra, nuove primarie, un'idiota come Pisapia tra i piedi. Non so se ti rendi conto?

B. Certo, certo. Ma li puoi fermare solo prendendo prima tu l'iniziativa.

R. Questo è giusto. Ma già che ci siamo troviamo anche il modo di dare un colpetto a D'Alema e Bersani.

B. A me va bene. 

R. Ma come farai con Salvini?

B. Salvini è un uomo di mondo. Sa che tanto al governo non ci va. Sì, adesso non parla più dell'euro, sai quanto gliene frega... Ma sa che ai piani alti non piacerebbe lo stesso. A lui basta fare il pieno nei collegi del nord. Glielo concederò, poi ognuno per la sua strada.

R. Ma non ti accuseranno di tradimento della coalizione?

B. Tradimento? E perché. Tradirei se avessimo i voti per governare. Ma quelli non li avremo. Si imporranno le "larghe intese". Salvini e la Meloni si sfileranno. Io no: viva l'alleanza tra le forze che in Italia rappresentano i due maggiori partiti europei!    

R. Bene, accordo fatto. Ma evitiamo di gridarlo ai quattro venti, che poi magari in parlamento i franchi tiratori non mancheranno. Se andrà male non dovrà essere colpa nostra.

B. Beh, questo è più difficile, ma possiamo sempre accusarci reciprocamente, che un po' di teatrino non guasta mai.

Conclusioni

Solo fantasia? Chissà. Ma a me solo immaginando un siffatto dialogo le cose riescono a quadrarmi. Diversamente non si capirebbe la concessione di Renzi, che stupido non è, sulle coalizioni. Né si capirebbe lo strano dosaggio tra proporzionale (64%) e maggioritario (36%). 

Ma c'è qualcosa di più. Ed è che la legge prevede che le singole liste, non le coalizioni, presentino formalmente un programma elettorale. Ora, se le coalizioni fossero fatte per reggere —e, nel caso, per governare— tutto ciò non avrebbe senso. Se invece le coalizioni devono essere solo un taxi elettorale, meglio una sorta di car pooling applicato alla politica, il senso c'è eccome.

Se la mia tesi è giusta —ma prima si dovranno superare gli ostacoli parlamentari, di cui non ci occupiamo in questo articolo— avremmo una situazione pre-elettorale assai pittoresca.

Un mio amico —persona simpatica se non avesse questa fissa— chiude ogni discussione sulla legge elettorale in questo modo: «Si, va bene, ho capito quello che dici, ma io la sera delle elezioni voglio sapere chi ha vinto!». Ora, se il patto Renzi-Berlusconi avrà i voti necessari per diventare legge, lui sarà non contento, ma contentissimo, dato che —almeno per questo giro— il nome del vincitore (quello di chi andrà a Palazzo Chigi) lo saprà con ogni probabilità da subito, senza neppure dover aspettare quella sera!
Certo, il governo che ne verrà fuori sarà comunque debole. Ma la sua vita dipenderà innanzitutto dalla nascita di un'opposizione degna di questo nome, altro che il Salvini ri-berlusconizzato o il Di Maio integralmente democristianizzato, per non parlare dei sinistrati senza idee e senza consensi.

In ogni caso, tornando alla legge elettorale, tra tante incertezze che rimangono una cosa è certa: dietro il Rosatellum 2 c'è il patto di ferro tra il Bomba di Rignano ed il Buffone di Arcore. Ogni altra ipotesi è destituita di fondamento.



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26.9.17

Complottista a chi? Di Emiliano Gioia

La fabbrica degli stereotipi, funzionale al sistema mainstream, ormai completamente controllato dalle lobby capitalistiche, usa indiscriminatamente e con grande faciloneria il termine “complottista”. E tutti finiscono la dentro, certo non tutti assieme, chi prima chi dopo, ma prima o poi una capatina all’interno di questo enorme calderone finiamo un po’ tutti. Ci finiscono un po’ tutti, i negazionisti assieme a quelli che danno spiegazioni diverse degli accadimenti dell’undici settembre, i terrapiattisti assieme a quelli che lottano per la libertà di scelta terapeutica, vi si possono trovare anche quelli delle scie chimiche accomunati con quelli che parlano dell’incidente del golfo del tonchino, basta che qualcuno si domandi “perché?” o intraveda delle incongruenze nelle spiegazioni ufficiali per finire in quell’enorme pentolone detto dei “complottisti”.

Ma veniamo a noi: E’ di pochi giorni fa la notizia della morte della bambina di Trento, morta di malaria il cui vettore è la zanzara Anofele, ed oggi 20 settembre il tutto viene, “insindacalbimente”, confermato dall’autopsia. Molti hanno dubbi nella sequenza cronologica, molti discutono su un presunto vaccino esavalente somministrato pochi giorni prima del decesso, tutti sono inevitabilmente stati inseriti a pieno titolo nella categoria dei complottisti. Come se non bastasse l’allarme malaria a farci saltare dalle sedie, c’è qualcosa di peggio che aleggia sul bel paese, qualcosa che incombe pronto a falcidiare giovani vite o a distruggere persone già colpite da malattie e, per questo, maggiormente in pericolo; la terrificante “Chikungunya”, una specie di influenza molto forte che colpisce le articolazioni e può portare ad altre complicazioni, il cui vetture è la zanzara tigre, ormai molto diffusa dalle nostre parti.

Giuro di non essere un terrapiattista, ne un fautore di molte altre teorie cospirzioniste, parola di boyscout, ma mi domando: E’ strano solo per me ascoltare, leggere o vedere notizie televisive ad ondate coordinate? Un periodo è il periodo dei cani assassini, un altro periodo è quello degli stupratori, un altro ancora quello delle malattie esantematiche, elevate alla stregua delle pestilenze medievali, questo evidentemente è il periodo delle zanzare, strano no? Quale motivo può spingere il “sistema” mainstream a parlare così spesso di questo “inutile” insetto?

Un attimo che rifletto… Harold Lasswell ecco chi può rispondere ad un enigma di questa portata. Il caro Harold, tra il 1920 ed il 1930 ha dato vita alla (Bullet Theory) o teoria dell’ago ipodermico, una strategia nella comunicazione che usa come strumento dei vettori, nel linguaggio, nel pensiero, nella logica innocui, per far arrivare al pubblico messaggi da cui non si possono difendere.
“Figo” vero? Cioè io ti metto al corrente di più di un caso di malaria (zanzara anofele), porto alla ribalta più di un caso di Chikungunya, parlando anche del problema delle “mancate disinfestazioni” e per voi, o per la parte inconscia del vostro cervello, il problema sarà la zanzara e la mancanza di insetticidi sufficientemente potenti.

E tutti pronti a protestare per avere gli insetticidi dei nostri tempi, occorrono gli insetticidi dei nostri tempi, sono indispensabili, necessari, vitali.
Non preoccupatevi amici cari perché è già tutto pronto, da tempo è pronto, anzi gli hanno anche cambiato nome perché prima era meno “pronto” o accettabile (sti complottisti quanto rompono le palle). Veniva dagli Usa ed in Europa molti non vedono di buon occhio gli accordi, soprattutto se commerciali, fatti con gli Stati Uniti d’America, sono sempre a rimetterci si sa; ed è per questo che con la sagacia e la lungimiranza dei migliori promoter o dei migliori professionisti del marketing, la nostra classe dirigente ha chiuso con il TTIP
ed ha aperto al CETA , lo stesso tipo di accordo ma con il Canada come interlocutore principale.

Ma cos’è il CETA? E’ un trattato commerciale per il libero scambio tra Nornd America ed Europa, che come sempre accade, quando si tratta con organizzazioni che da sempre fanno dell’imperialismo, dell’egemonia economica mondiale, il capo saldo principale, sarà un trattato a perdere.
E le zanzare allora cosa c’entrano? Nulla è evidente, ma…! C’è sempre un ma, siccome la soluzione per i nostri problemi di salute imputabili alle zanzare sono inclusi nel pacchetto CETA, come ad esempio denuncia Green Peace i “neonicotinoidi” utili per debellare ogni genere di insetto (comprese le api), scommettiamo che tutto questo bailamme attorno alle zanzare c’è per spingere le masse ad un accettazione di questo trattato scellerato?!

Ops! Ho chiuso con una domanda, meglio due. Complottista a chi?

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