Si è svolta quindi la II Assemblea Nazionale della CLN.
L'abbiamo conclusa con un applauso e un brindisi, a suggello di un altro passo avanti compiuto dalla nostra Confederazione nata il 25 aprile scorso.
Presto pubblicheremo gli atti, mentre le riprese filmate saranno quanto prima sul nostro canale you tube.
Qui sotto il discorso con cui Daniela Di Marco ha aperto sabato mattina i lavori dell'Assemblea (mentre il giorno prima si era svolto il Forum Internazionale).
«Buongiorno a tutti e benvenuti, a nome del Coordinamento della Confederazione per la Liberazione Nazionale vi ringrazio per essere qui presenti.
Dopo l’intensa giornata di ieri, durante la quale ci siamo confrontati con i delegati dei movimenti popolari spagnoli, francesi, greci, tedeschi e inglesi, ci apprestiamo oggi ad iniziare i lavori della Confederazione e a presentarvi la nostra proposta di Italia Ribelle e Sovrana.
Prima di entrare nel vivo del mio intervento, mi soffermo su cosa ci ha spinto e come siamo arrivati alla data odierna.
La nostra storia parte da lontano, non c’è qui il tempo per raccontarvela tutta.
Alcuni di noi, qui, possono dire con orgoglio e senza tema di essere smentiti, di essere stati i primi, in Italia e non solo, ad affermare che il collasso dell’economia internazionale seguito al crack finanziario arrivato dagli Stati Uniti d’America nell’autunno del 2008, non era una delle solite cicliche recessioni, ma indicava l’aprirsi di una crisi ben più profonda, la crisi storico-sistemica del capitalismo occidentale.
Alcuni di noi sono stati i primi a sostenere che l’Unione europea e l’euro sono i due mostri della macchina liberista, costruiti per privatizzare i servizi e le imprese pubbliche, ridurre salari e previdenza sociale, neutralizzare la democrazia ed estendere l’influenza dei capitali, a discapito del popolo lavoratore.
Non si sono sbagliati nell’analisi.
Sono sotto gli occhi di tutti le falle strutturali del regime a moneta unica e la sua insostenibilità; è sotto gli occhi di tutti che l’UE è stata progettata per servire gli interessi delle élite e del capitale transnazionale, chiedendo e ottenendo cessione di quote sempre più massicce di sovranità politica e nazionale, contro le classi popolari e cancellare le loro storiche conquiste.
Se ciò è accaduto è anche perché la classe dominante italiana, usando i suoi servi politici, ha accettato la dottrina ordoliberista del “vincolo esterno”, ovvero ha accettato il soffocante predominio (senza egemonia) tedesco.
Che cosa abbiamo oggi?
Abbiamo che le sperequazioni tra i paesi all’interno della Ue (non a caso si parla di meridionalizzazione del sud europa) e le differenze sociali all’interno di ognuno di essi sono in costante e continuo aumento.
La situazione diventa insostenibile.
La catastrofe greca è a tutti nota, catastrofe che non sarebbe stata possibile senza la vergognosa capitolazione dell’élite politica greca, Syriza compresa.
E l’Italia? In Italia abbiamo che in neppure 10 anni di crisi abbiamo perso 8 punti di Pil, il 25% della produzione industriale, la disoccupazione ufficiale è attestata al 12%, mentre quella giovanile supera il 40%.
La ricchezza nazionale si è ridotta, il ceto medio si è impoverito e i risparmi dei cittadini italiani sono sotto attacco dentro un sistema bancario completamente privatizzato e quasi tutto in mano straniera.
Su questo siamo impazienti di ascoltare Leonardo Mazzei che interviene subito dopo me.
Di questo disastro di proporzioni storiche sono responsabili tutti i partiti che hanno governato il nostro paese negli ultimi 25 anni.
Dalla Lega Nord e i post fascisti fino a Rifondazione Comunista, passando per i 2 pilastri sistemici Pd e Forza Italia.
Ma una critica a quelli che ci hanno aperto la strada, va fatta.
E non è tanto sulla previsione di un crollo a breve dell’eurozona, che era in effetti alle in corso nel 2010-2012 ed è stato sventato per il rotto della cuffia.
Si aspettavano una risposta popolare forte contro le politiche austeritarie, che invece non c’è stata.
Risposte di lotta parziali, singoli momenti di protesta e di rivolta sociale ci sono stati, ma non si sono generalizzati.
L’indignazione popolare si è manifestata solo nelle urne, con l’affermazione del Movimento 5 Stelle prima e con la vittoria del NO al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 poi.
In questo difficile quadro sociale e politico, tendono a prevalere il disincanto, il disimpegno politico, la sfiducia addirittura quello che è stato definito “autorazzismo italiano”.
Non è stato facile resistere ai processi disgregativi e autodistruttivi.
Non sarebbe nata questa Confederazione senza la lucidità, la perseveranza e la tenacia del suo nucleo fondatore.
Ci siamo dati l’obiettivo di sperimentare una via che aiuti l’unità di tutte le forze patriottiche e costituzionali, per riconquistare la sovranità nazionale e popolare, uscire dall’euro e dall’Unione europea, porre fine al dominio della finanza, attuare la Costituzione repubblicana del ’48, ridare lavoro e dignità a tutti.
Obiettivi che sono la premessa per un nuovo Rinascimento italiano, che abbiamo la speranza abbia una dimensione spirituale universale come lo ebbe quello precedente. Tutto ciò non è per niente facile da raggiungere, lunga e tortuosa è la strada davanti a noi, siamo appena all’inizio del nostro cammino, e sappiamo molto bene che da soli non ce la faremo.
Siamo l’unica vera alternativa esistente.
Penserete che pecchiamo di presunzione, tuttavia se ci guardiamo attorno siamo il solo soggetto che abbia un progetto per il Paese, una chiara visione dell’Italia futura; il solo soggetto che abbia una squadra dirigente di grande spessore.
Anche per questo oggi siamo qui.
Ci appare evidente che la sinistra, compresa quella cosiddetta radicale, avendo da tempo abbracciato la visione mondialista dei dominanti, è funzionale al sistema.
Movimento 5 Stelle e Lega Nord non sono in grado di costituire un’alternativa degna di questo nome, essendo entrambi portatori di una complementare visone liberista, non mirano ad una rottura radicale con le oligarchie dominanti non sono quindi rappresentanti dei reali interessi del popolo lavoratore, degli ultimi, degli esclusi e di tutti i patrioti democratici.
In questo contesto comprendete il senso della nostra seconda Assemblea e la proposta di Italia Ribelle e Sovrana.
Questa non vuole essere e non è soltanto una proposta elettoralistica in vista delle prossime elezioni, noi sentiamo la necessità di contribuire a costruire un’Italia Ribelle e Sovrana, un movimento ampio, plurale, inclusivo, che raccolga tutte le persone disponibili e armate di buona volontà che abbraccino la battaglia del sovranismo costituzionale; verificheremo poi se c’è la possibilità di essere protagonisti già dalle prossime politiche, ma su questo sarà più preciso Luca Massimo Climati.
Intanto stiamo facendo un primo arduo e difficile tentativo elettorale in Sicilia, come abbiamo discusso anche ieri sera, verificheremo se la nostra intuizione è giusta.
Non abbiamo paura delle difficoltà che abbiamo difronte.
Ci sono battaglie che è obbligatorio condurre, non possiamo restare con le mani in mano, meglio agire rischiando di perdere, piuttosto che essere sconfitti restando immobili.
E’ di nuovo il momento di combattere il nemico che è in casa nostra, condizione per liberarci dal rischio di una definitiva colonizzazione.
La posta in palio non è quindi solo il governo del paese, ma la natura stessa dello stato, della democrazia e il nostro futuro.
Buon lavoro a tutti».
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