L’esercito vigliacco e presuntuoso degli “auto-razzisti”
Un triste mantra accomuna i radical chic ed i finti coatti da bar dello sport, che poi sono due facce della stessa regressione barbarica.
La loro irricevibile sentenza empirica,
ci descrive e consegna un popolo di presunti pecoroni, incapace di
ribellarsi-sollevarsi: quello degli “Italioti, razza dannata!”.
Come se tutti gli altri Popoli,
a prescindere dalle oggettive condizioni, naturalmente a-sincroniche di
sviluppo, cultura e storia, fossero tutti più portati all’eroismo o
quantomeno ad avere un minimo senso civico o di appartenenza o comune
senso di giustizia.
Se riflettiamo un attimo sul numero di
commentatori sputacchianti sul popolo italiano e la loro magnifica
diffusione, ne verrebbe fuori un vero e proprio esercito di potenziali
militanti, capace di spazzare via, se unito, qualsiasi nemico
reazionario o corrotto, che vanifichi i loro desiderata e cambiamenti
…da chiacchiere e distintivi.
Invece no: nulla cambia, i loro
commenti fluidificano e battono il tempo dei nostri problemi come una
noiosa messa cantata coralmente.
In fondo è un alibi perfetto, gattopardesco e fancazzista:
affinchè nulla cambi, bisogna rendere nulla l’evoluzione storica,
sociale e culturale. Sottoscrivere rivoluzioni galattiche,
super-internazionalismi ed anti-capitalismi, mai masticabili per colpa
di quei pezzenti degli “italioti”…..quindi meglio starsene a casa, ad
inviare mail narcisiste ed atomizzate o ad emettere inutili sentenze.
C’è qualcosa di profondamente “razzista” e “super-omista”,
diciamolo, chiaramente fascistoide nel loro pensiero da bancarella: il
disprezzo delle masse e la presunzione di avere capito tutto, dall’alto
di una esperienza parziale-settoriale-provinciale (senza offesa per chi
sia oggettivamente abitante in centri minori) e dalle probabili prime
fregature ricevute nel duro cammino della Liberazione.
“Loro
hanno capito tutto”… la colpa è degli esseri inferiori che non
permettono che le loro idee superiori per investimento divino o di razza
eletta, possano applicarsi. Essi proiettano nell’Iperuranio un
cinquantuno per cento irraggiungibile, per colpa o degli idioti che
credono alle chiacchiere degli imbonitori o di chi si vende per un
piatto di lenticchie.
Il loro idealismo però si muta in cinismo,
dal momento che se ne guardano bene dal domandarsi il vero perché delle
cose, come mai e quale consolidamento di sfiducia porti la loro
disprezzata plebe italiota a preferire l’uovo subito piuttosto della
gallina invisibile.
Il razzista vero disprezza il Popolo, la gente: non possiede sentimenti di empatia o di pietas:
è la vergognosa monade o la nullità atomizzata che giudica e corregge
gli errori con la doppia matita colorata, ma non ne cura causa ed
effetti.
Se non si hanno sentimenti genuini di amore per gli esseri umani,
percependo la sofferenza e l’ingiustizia nelle loro vite, ascoltandone
il sibilo e il dolce suono delle sane aspirazioni, non si può aspirare
ad un processo rivoluzionario o di minimo positivo cambiamento.
Sono
oramai troppi coloro i quali si appellano alla presunta impossibilità
del Popolo Italiano alla propria legittima Rivoluzione, per la quale si
può decidere scientemente di destinare tutta una vita, illusioni perdute
e sconfitte comprese. In questo caso la scelta è tutta vostra, cari
censori degli “Italioti”, ma ve ne guardate forse da tali fatiche, o
meglio RESPONSABILITÀ.
Invece di emettere sentenze da bar dello
sport, studiatevi la storia, ma soprattutto prima impegnatevi e date un
senso alla vostra probabilmente inutile ed invisibile esistenza o linea
di galleggiamento, su questi mari nostri.
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