A poco meno di 3 settimane dalla II Assemblea della Confederazione per la Liberazione Nazionale, riteniamo opportuno pubblicare nuovamente il nostro Manifesto costitutivo.
La CLN è un'alleanza politica di movimenti, partiti e libere associazioni di cittadini che sostiene e promuove una cultura politica di azione e di partecipazione alla vita democratica come garanzia di trasformazione sociale e ripristino della sovranità popolare, nella prospettiva di costruzione di una società fondata sulla giustizia sociale e ispirata ai valori della Costituzione del 1948.
L'Assemblea è aperta a tutti coloro i quali, condividendo nelle linee generali le nostre idee e documenti, sentono la necessità di rimboccarsi le maniche e darsi da fare.
Qui la pagina facebook; qui il nostro Appello, il programma dell'Assemblea e le modalità di partecipazione.
Documento costitutivo della Confederazione per la Liberazione Nazionale
Per riconquistare la sovranità liberandosi dalla gabbia europea
Per uscire dal dominio della finanza e dalla crisi di civiltà che ha
prodotto
Per porre fine al declino dando a tutti lavoro e dignità
Per una società
basata sui principi di libertà, uguaglianza e fraternità
Per attuare finalmente la Costituzione repubblicana
E' per raggiungere questi
obiettivi che i promotori di questo manifesto hanno deciso di unirsi in forma
confederativa. Vogliamo così costruire, in un momento in cui tutto tende a
frantumarsi, una prima aggregazione delle forze che vogliono intraprendere la
strada della rinascita del nostro Paese. Rinascita e liberazione dallo
strapotere della finanza sulla società, sulle persone e sulla loro vita.
Liberazione dalla dominazione straniera e da quella sua forma particolarmente
odiosa chiamata "Unione europea". Liberazione da una casta politica totalmente
asservita agli interessi delle oligarchie finanziarie.
La nostra proposta di lavoro e
di organizzazione è dunque aperta a tutti coloro che vi si riconoscono. Ora si
tratta di muovere i primi passi. Per farlo vogliamo fissare in maniera
sintetica il nostro punto di vista, le nostre idee, il nostro programma.
a. Le sciagure prodotte dal
sistema neoliberista sono davanti ai nostri occhi. L'idea che il mercato possa fungere da unico regolatore della società e da
vero "sovrano" anche nelle scelte politiche è clamorosamente fallita.
Avevano promesso benessere per tutti ed abbiamo disoccupazione, precarietà e
povertà diffusa.
b. La crisi di questo modello è evidente. E' oggi largamente riconosciuto come la parabola della globalizzazione
abbia ormai raggiunto il suo culmine. Lo dimostrano i clamorosi risultati della
Brexit e delle elezioni americane, lo confermano i dati del commercio
internazionale. Tutto va nella direzione della ri-nazionalizzazione della
politica, ed è su questo terreno che ci si dovrà misurare.
c. E' in questo quadro che si accelera
il processo disgregativo dell'Unione Europea. L'UE, nata
proprio per realizzare il sogno dell'élite di un'area economica sovra-nazionale
con il ruolo degli stati ridotto al minimo e funzionale al dominio dei
cosiddetti "mercati", vive ormai una vera e propria crisi
esistenziale. Non solo è defunto il progetto federale (gli "Stati uniti
d'Europa"), ma la Gran Bretagna è in fase d'uscita, mentre
l'insostenibilità dell'euro è ormai un fatto innegabile. Se a tutto ciò si
aggiunge l'incapacità di assumere politiche unitarie sull'immigrazione,
l'indisponibilità tedesca a qualsiasi forma di cooperazione economica, le
convulsioni politiche che attraversano non solo la "periferia" ma
pure i "paesi centrali" dell'Unione, abbiamo l'esatta fotografia del
processo di disfacimento in corso. Sicuramente la Germania proverà a resistere,
cercando di mantenere in piedi l’Euro, accelerando ulteriori cessioni di
sovranità con il rafforzamento dei trattati per tenersi vantaggi e potere,
obbligando i paesi della "periferia" a nuove forme di subalternità.
E' questa una prospettiva da respingere in toto.
d. E' dentro la crisi europea che va letto il disastro italiano. In nove anni di crisi il nostro Paese ha perso 8 punti di Pil, il 25% della produzione industriale, la disoccupazione ufficiale è attestata al 12% (purtroppo questo dato raddoppia se consideriamo i cosiddetti "scoraggiati"), mentre quella giovanile è addirittura sopra il 40%. Tutto ciò mentre la ricchezza nazionale si è ridotta, il ceto medio si è impoverito e gli stessi risparmi sono sotto attacco a causa delle norme bancarie europee. Sono questi i frutti avvelenati dell'euro, con il suo inevitabile corollario: politiche di austerità, pareggio di bilancio, fiscal compact. Ma non si tratta solo di un disastro economico. Si tratta di un disastro ben più ampio, di una società disgregata e spinta in un vicolo cieco, privata di ogni speranza nel futuro. E' stato questo l'effetto più profondo del "vincolo esterno", quello che attraverso il TINA (There Is No Alternative) ha cercato di uccidere ogni possibilità di cambiamento.
d. E' dentro la crisi europea che va letto il disastro italiano. In nove anni di crisi il nostro Paese ha perso 8 punti di Pil, il 25% della produzione industriale, la disoccupazione ufficiale è attestata al 12% (purtroppo questo dato raddoppia se consideriamo i cosiddetti "scoraggiati"), mentre quella giovanile è addirittura sopra il 40%. Tutto ciò mentre la ricchezza nazionale si è ridotta, il ceto medio si è impoverito e gli stessi risparmi sono sotto attacco a causa delle norme bancarie europee. Sono questi i frutti avvelenati dell'euro, con il suo inevitabile corollario: politiche di austerità, pareggio di bilancio, fiscal compact. Ma non si tratta solo di un disastro economico. Si tratta di un disastro ben più ampio, di una società disgregata e spinta in un vicolo cieco, privata di ogni speranza nel futuro. E' stato questo l'effetto più profondo del "vincolo esterno", quello che attraverso il TINA (There Is No Alternative) ha cercato di uccidere ogni possibilità di cambiamento.
e. C'è però un limite a tutto.
Siamo così arrivati alla rivolta contro le élite e allo straordinario risultato
del referendum del 4 dicembre 2016. La vittoria del NO
al referendum greco, anche se poi tradita da Tsipras, l'affermazione della
Brexit a dispetto della gigantesca campagna mediatica, la sconfitta delle élite
globaliste negli Usa ci indicano - pur con le loro differenze - che i popoli
non ci stanno più, che il TINA ha smesso di funzionare, che le attuali classi
dirigenti sono ormai prive di consenso. E' in questa traiettoria che si
inserisce il 60% di NO a difesa della Costituzione, sentita come un bene
inalienabile e base condivisa per uscire dall'attuale marasma, che è un NO
altrettanto deciso alle politiche bipartisan degli ultimi decenni.
Fin qui la descrizione sommaria
del quadro attuale. Come farvi fronte? Come porsi all'altezza delle sfide
dell'oggi? Qual è il nemico principale e quali i possibili alleati? Qual è la
base su cui costruire un programma di governo? Quali sono le misure più urgenti
per iniziare il percorso della riscossa popolare?
A queste domande noi rispondiamo
così:
1. La Costituzione del '48, che
gli italiani hanno difeso col referendum, rappresenta per noi una stella polare, poiché contempla un modello di società in cui la democrazia politica è
affiancata da quella economica e sociale. La Costituzione va dunque attuata,
cancellando le modifiche neoliberiste apportate dai partiti di regime (come
l’Art. 81 sul pareggio di bilancio), rafforzando anzi il suo spirito
repubblicano, egualitario e sovrano. La Carta del '48 può e deve essere la base
valoriale per un ampio blocco politico e sociale antiliberista, un autentico
Fronte Patriottico Costituzionale che si candidi al governo del Paese.
2. Per attuare la Costituzione
bisogna però riconquistare la sovranità popolare e nazionale, che il nostro paese ha perduto, cedendola di fatto all’Unione europea.
Siccome non può esserci né sovranità né democrazia entro la gabbia eurocratica,
siamo per l'uscita dall'euro e dalla UE, riconsegnando allo Stato nazionale
tutti i suoi strumenti di politica economica, sociale, monetaria e fiscale. La
Nazione è il solo luogo ove il popolo possa esercitare la sua sovranità, il
solo spazio ove possa svolgersi una vera dialettica democratica. Battersi per
la piena indipendenza nazionale non significa affatto abbracciare una concezione
autarchica, razzista o sciovinista della Nazione. Il nostro patriottismo è
democratico, costituzionale e antifascista. Siamo per sviluppare politiche di
cooperazione e fratellanza con gli altri popoli, specie quelli che decideranno
di intraprendere lo stesso percorso di liberazione.
3. Quali sono i nemici
principali? Sono i poteri che reggono l'attuale
sistema oligarchico: l'Unione Europea a trazione tedesca, le istituzioni
sovra-nazionali del dominio neoliberista, i grandi centri del potere
economico-finanziario mondiale, le élite che hanno il monopolio dei mezzi
d’informazione. Ma questi nemici non stanno solo all’estero, essi hanno i loro
distaccamenti in Italia. Alle élite economiche, complici nel depredare il Paese
e decise a svuotare la democrazia, si affianca un ceto politico servile quanto
corrotto. Al vertice di questo ceto, e dunque al centro del sistema politico,
resta oggi il PD, che è il vero garante del potere oligarchico che ci opprime.
4. Questi
nemici potranno essere battuti con una larga alleanza tra tutte le forze
costituzionali disponibili, e solo con il risveglio e la partecipazione attiva
del popolo italiano, con una sollevazione consapevole che utilizzerà tutti
i canali e gli strumenti democratici affinché il governo passi nelle mani del
fronte delle forze popolari e anti-oligarchiche per trasformare da cima a fondo
la società italiana.
5. Le potenti forze sistemiche,
allo scopo di conservare il potere, hanno scatenato una
vera e propria campagna di diffamazione verso tutte le forze che pur da sponde
opposte lottano contro l’oligarchia. L’anatema è quello del “populismo”. E per
“populismo” esse intendono la capacità di essere in sintonia coi bisogni di chi
sta in basso, il saper parlare la loro lingua, lo stabilire un legame affettivo
col popolo, il coraggio di chiamare alla ribellione. Nel campo “populista” i
dominanti mettono tutte le forze a vario titolo sovraniste: tra di esse M5S e
Lega Nord.
6. Pur considerandoci parte del
campo populista noi siamo alternativi sia alla Lega Nord che al Movimento 5 Stelle. Queste
forze non hanno un progetto di paese davvero alternativo a quello dei dominanti.
I programmi sociali e politici del M5S e della Lega Nord sono intrisi di
spirito, idee e proposte di tipo liberista che li porta a strizzare l'occhio a
questa o a quella frazione dominante. Per noi la sovranità nazionale è una
condizione necessaria ma non sufficiente per ricostruire l’Italia. Siamo
alternativi a M5S e Lega Nord anche perché queste forze cercano innanzitutto un
consenso passivo, una delega paternalistica ai loro ceti politici e ai loro
leader.
7. Ma siamo a maggior ragione
alternativi alla cosiddetta “sinistra radicale”.
Questa sinistra, anziché
rielaborare un programma sociale intrecciato al tema della nazione, ha
abbracciato la visione mondialista dei dominanti. Siamo tuttavia certi che,
prima o poi, anche da questo campo arriveranno forze alla causa per cui ci
battiamo, ma proprio per separare il grano dal loglio abbiamo il dovere di
denunciare le gravi responsabilità dei piccoli gruppi dirigenti che lì si
agitano senza costrutto alcuno. O meglio, con l'unico intento di ritagliarsi qualche
spazio istituzionale con nuove confuse "operazioni politiciste", o
cercando di racimolare i pezzi sempre più dispersi di una "sinistra dei
diritti cosmetici", incapace di porsi all'altezza della situazione. Queste
forze, pur divise tra loro, hanno in comune la stessa adesione a quel
cosmopolitismo delle oligarchie che è la negazione stessa
dell'internazionalismo correttamente inteso.
8. Occorre riprendersi la
politica. E' questo il messaggio che ci viene dal
populismo, è questo l'obiettivo che il populismo rende possibile a condizione
che si agisca nel modo corretto. E' infatti in questo campo che si esprimono
settori sociali e soggettività diverse, non coalizzabili tra loro se non in
virtù di un forte messaggio politico e simbolico. Questo messaggio, che già
vive nelle lotte sociali contro la globalizzazione, è quello della riscossa,
della costruzione di un'alternativa concreta e possibile. E' su questa base che
milioni di persone potranno mobilitarsi, dando vita ad un ampio blocco sociale,
lottando per conquistare il governo ed attuare concrete politiche democratiche
in sintonia con i bisogni del popolo.
9. Uscire dall'euro è necessario, seppure
non sufficiente. Quanto detto finora ci porta ad indicare un programma di
misure urgenti, di carattere economico e sociale, per venir fuori dalla crisi e
per far sì che l'uscita dall'euro-dittatura rappresenti l'inizio di uno sganciamento
dal sistema neoliberista e dal dominio della finanza predatoria, non la
riproposizione su scala nazionale di queste forme di oppressione. Queste le misure più
importanti da prendere dopo essere usciti dall'eurozona, aver ripristinato la
sovranità monetaria e ristabilito il controllo pubblico sulla Banca d'Italia: a)
piano per il lavoro per raggiungere la piena occupazione; b) piano di
reindustrializzazione del Paese anche attraverso la nazionalizzazione dei
settori strategici (energia, telecomunicazioni, acqua, trasporti); c)
eliminazione del precariato e difesa dei redditi da lavoro dipendente ed
autonomo; d) garanzia del diritto allo studio, alla salute e ad una vecchiaia
serena attraverso il carattere pubblico della scuola, della sanità e della
previdenza; e) affermazione del controllo pubblico sul sistema bancario,
istituzione di banche di interesse nazionale e nazionalizzazione delle banche
salvate dallo Stato; f) introduzione di limiti alla circolazione dei capitali e
tutela delle produzioni italiane, g) ristrutturazione del debito pubblico a
partire dalla sua componente speculativa ed estera, h) riforma fiscale che
applichi i principi di equità, giustizia sociale e progressività sanciti
dall'art. 53 della Costituzione.
10. Con la nascita della Confederazione
per la Liberazione Nazionale vogliamo quindi dar vita ad una prima
aggregazione che possa poi sfociare nella costruzione di una forza popolare e
patriottica all'altezza di questi compiti. Siamo ambiziosi ma realisti,
sappiamo perciò che questo richiederà ben altre forze. Ma intanto vogliamo
muovere il primo passo, ben sapendo che non ci sarà possibilità di vittoria se
il popolo non saprà diventare il protagonista della rivoluzione democratica che
abbiamo cercato di descrivere.
Confederazione per la
Liberazione Nazionale (CLN)
(Indipendenza e Costituzione, Noi
Mediterranei, Programma 101, Risorgimento Socialista)
Firenze, marzo 2017
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