ELEZIONI 2018: LA PROPOSTA DELLA C.L.N.

8.7.17

Renzi? Il migliore dei suoi di Leonardo Mazzei

Partito tedesco e partito americano nella direzione del Pd

I commenti alla direzione del Pd di ieri si sprecano: renziani ed antirenziani, il prevedibile (e previsto) smarcamento del furbetto di Ferrara (i sorci si preparano ad abbandonare la nave), l'eccitante discussione sulle future alleanze (nei bar non si parla d'altro). C'è invece un tema che viene alquanto rimosso, quello del rapporto con l'Unione Europea, esemplificato in due passaggi nodali del discorso di Renzi: il no all'incorporazione del Fiscal Compact nei Trattati europei, la necessità di una diversa regolamentazione dell'immigrazione.

Naturalmente Renzi va sempre preso con le molle, pronto com'è a dire una cosa e a fare l'esatto contrario. Ma i suoi critici nel Pd non sono certo migliori, anzi. Se non altro l'ex presidente del consiglio parla di questioni cruciali, mentre gli altri discettano di Pisapia...

Partiamo dai migranti che attraversano il Mediterraneo. Sul punto l'Italia ha preso in questi giorni (in ultimo ieri al vertice di Tallinn) le abituali bacchettate sui denti dagli altri paesi dell'Unione, nessuno dei quali si è detto disponibile ad aprire i propri porti o comunque a condividere, in qualche modo, l'onere dell'accoglienza. In sintesi: sul tema, come su tanti altri, non esiste una qualsivoglia solidarietà europea. E, a questo punto, chi si attarda a prenderne atto non ha più giustificazione alcuna. Amen.

Stando al resoconto de la Repubblica in direzione Renzi ha risposto così: «Se loro chiudono i porti, nella discussione di bilancio del 2018 noi chiudiamo i rubinetti dei soldi a chi non accetta i migranti». Una posizione che oggi è stata così precisata: «Chi dice che lo Ius soli rovina l'Italia non si rende conto che è una norma di civiltà, non c'entra con la sicurezza ma dobbiamo anche dire che ci deve essere un numero chiuso di arrivi, non ci dobbiamo sentire in colpa se non possiamo accogliere tutti».

«Numero chiuso» è dunque la nuova parola chiave che indica la presa d'atto della necessità di una regolamentazione dei flussi migratori. Una mera trovata elettorale? Può essere, ma almeno il tema è posto, assieme a quello dell'inaccettabilità del comportamento europeo.

Veniamo ora all'ancor più tosta questione del Fiscal Compact. Se, da un lato, le norme di questo trattato sono socialmente criminali, dall'altro esse sono palesemente inapplicabili (e tutti lo sanno). Tuttavia, come notano gli economisti mainstream, senza queste norme l'euro sarebbe destinato a morire. Ma siccome a lorsignori questo decesso spiacerebbe assai, ecco che non si sa come uscire dal circolo vizioso che essi stessi hanno creato.

Benché approvato nel 2012, il Fiscal Compact non è ancora parte integrante del quadro giuridico dell'Unione Europea. Data la mancanza dell'unanimità - cinque anni fa il trattato non venne sottoscritto dalla Gran Bretagna e dalla Repubblica Ceca, ai quali in seguito si è aggiunta la Croazia - il Fiscal Compact fu classificato infatti come trattato intergovernativo tra i 25 paesi aderenti e, come tale, non inserito nel corpus giuridico dell'UE. Passaggio che il trattato prevede venga fatto entro il 2017.

E' questo il punto: dare corso all'incorporazione (potremmo dire alla "costituzionalizzazione", se non fosse che l'UE è un mostro senza costituzione), oppure no? E' chiaro che nel primo caso consegneremmo all'oligarchia eurista, ed in particolare al suo vertice berlinese, un potente strumento per appesantire ancor di più le politiche austeritarie, mentre nel secondo si avvierebbe di fatto il processo dissolutivo dell'euro.

Bene, nella direzione piddina Renzi ha detto che: «Va posto il veto sul Fiscal Compact nei Trattati». Solo parole? Conoscendo Renzi nessuno si stupirebbe, ma già un suo stretto collaboratore - quel Yoram Gutgeld che il fiorentino ha voluto alla spending review - aveva dichiarato il no al Fiscal Compact in un'intervista al Corriere della Sera del 21 giugno scorso.

Ovviamente la direzione del Pd non ha ritenuto questa materia troppo degna d'esser discussa, impegnata com'era ad ascoltare, tra un tweet e l'altro, personaggi della statura di Franceschini, Orfini, Orlando... Roba hard, bisogna capirli! Sul punto, un Renzi assai piccato ha chiosato che: «Porre il veto sul Fiscal Compact sarà molto più complicato che discutere della percentuale del Pd in un comune».

Chissà se pesce lesso Gentiloni ha preso nota. Visti i tempi, è lui che dovrebbe porre il veto, ma ce lo vedete il conte marchigiano mettersi contro l'intera oligarchia eurista? Chi vivrà vedrà, e forse ne vedremo delle belle.

Quel che è certa è invece un'altra cosa, che la direzione piddina ha solo confermato: lo scontro interno al blocco dominante del nostro paese, tra il partito tedesco e quello americano, è ormai alla luce del sole. E' uno scontro al quale abbiamo accennato più volte su questo sito, che adesso si manifesta in forme più chiare.

Volete un esempio? Ma è semplice, basti pensare alla cocciutaggine con la quale tre importanti esponenti dell'establishment  (Romano Prodi, Giorgio Napolitano, Enrico Letta) si sono opposti alla nuova legge elettorale che solo un mese fa pareva destinata ad andare in porto. Legge pessima, come abbiamo scritto con chiarezza, ma non pessima abbastanza come il trio di cui sopra avrebbe voluto. I tre - infischiandosene bellamente sia delle sentenze della Consulta che del voto referendario del 4 dicembre - vorrebbero infatti una nuova legge ultra-maggioritaria. Lo scopo? Assicurarsi (i tre, non dimentichiamolo, sono stati sponsor sfegatati di Monti) un governo Berlino-dipendente per la prossima legislatura. Cioè l'esatto contrario di un esecutivo Renzi-Berlusconi, per sua natura più vicino a Washington che alla Germania.

Chiaro allora cosa ci sia dietro alle tante manovre in corso. Chiaro chi e cosa muove nullità assolute come Franceschini e Pisapia. Bisogna allora rivalutare Renzi ed il suo accordo con Berlusconi per un governo di coalizione dopo il voto? No, ma bisogna capire la partita in corso. E bisogna capire che il nostro nemico principale, l'avversario più pericoloso per gli interessi ed i diritti del popolo lavoratore è oggi (sottolineo, oggi - che domani non si sa) proprio quel partito tedesco che va da Monti a Prodi, da Napolitano ai transfughi ed ai malpancisti del Pd.

Contro Renzi, ed il renzismo, abbiamo scritto in questi anni tonnellate di articoli. Contro il Pd (dalle sue origini in poi), contro le forze e la cultura che l'hanno partorito, non arriveremo mai a scrivere abbastanza. Troppi i danni fatti al Paese, alle classi popolari, alle conquiste di un trentennio di lotte. A suo modo Renzi è almeno portatore di contraddizioni (e di sconfitte del suo partito, il che non guasta), mentre i suoi attuali avversari dentro l'establishment vorrebbero solo iniettare per decreto all'intero popolo italiano il virus della letargia. Penso che stavolta non gli riuscirà.

0 commenti:

Posta un commento

I commenti sono moderati preventivamente dalla redazione. Ogni commento sarà pubblicato a condizione che le opinioni espresse siano rispettose, attinenti al tema e costruttive. Non verranno pubblicati i commenti con invettive, insulti, ingiurie, o quelli di soggetti il cui scopo è polemizzare a prescindere con la redazione.

TEMI

Confederazione per la Liberazione Nazionale (61) CLN (44) elezioni 2018 (20) Italia Ribelle e Sovrana (17) Leonardo Mazzei (17) Sicilia Libera e Sovrana (17) Beppe De Santis (16) Noi siciliani con Busalacchi (16) Alitalia (13) II assemblea della CLN 1-3 settembre 2017 (12) Unione Europea (12) elezioni regionali siciliane 2017 (12) nazionalizzazione (12) sinistra (11) Sicilia (10) euro (10) C.L.N. (9) sovranità nazionale (9) Sandokan (7) Costituzione (6) Fabio Frati (6) Lega Nord (6) Luca Massimo Climati (6) Cerveteri Libera (5) Emiliano Gioia (5) Flat tax (5) Italia (5) Lista del Popolo (5) Matteo Renzi (5) Moreno Pasquinelli (5) Movimento 5 Stelle (5) Noi Mediterranei (5) Risorgimento Socialista (5) immigrazione (5) legge elettorale (5) sovranismo (5) Alitalia all'Italia (4) CUB trasporti (4) Ferdinando Pastore (4) Germania (4) Matteo Salvini (4) Programma 101 (4) antifascismo (4) crisi (4) popolo (4) sovranità popolare (4) Antonio Ingroia (3) Daniela Di Marco (3) Franco Busalacchi (3) Partito Democratico (3) Pd (3) Piemme (3) destra (3) elezioni siciliane 2017 (3) lavoro (3) nazionalismo (3) neoliberismo (3) patriottismo (3) patriottismo costituzionale (3) sistema proporzionale (3) 25 aprile 2017 (2) Alberto Bagnai (2) Antonio Amoroso (2) Armando Siri (2) Carlo Formenti (2) Emmezeta (2) Forum dei Popoli Mediterranei (2) Forza del Popolo (2) Francia (2) Franz Altomare (2) Giovanni Di Cristina (2) Giulietto Chiesa (2) Giuseppe Angiuli (2) Grecia (2) In nome del popolo italiano (2) Je so' Pazzo (2) La variante populista (2) Lega (2) Luciano Canfora (2) M5S (2) Macron (2) Piattaforma sociale Eurostop (2) Regno Unito (2) Resistenza (2) Riccardo Achilli (2) Rivoluzione Democratica (2) Rosatellum (2) Troika (2) Ugo Boghetta (2) democrazia (2) economia (2) elezioni (2) fascismo (2) globalizzazione (2) mercato (2) neofascismo (2) patriottismo repubblicano (2) politica monetaria (2) populismo (2) rosatellum 2.0 (2) sinistra anti-nazionale (2) tasse (2) 2 giugno (1) Africa (1) Air France-Klm (1) Alberto Micalizzi (1) Alessandro Chiavacci (1) Angelo Panebianco (1) Arditi del Popolo (1) Articolo 1-Mdp (1) BCE (1) Bagheria (1) Banca centrale (1) Bernie Sanders (1) CLN-Sardegna (1) CUB (1) Campo Progressista (1) Catalogna (1) Cerveteri (1) Ceta (1) Chianciano Terme (1) Chikungunya (1) Civitavecchia (1) Claudio Borghi (1) Coordinamento per la Democrazia Costituzionale (1) Delta Air Lines (1) Di Maio (1) Die Linke (1) Diego Fusaro (1) Dimitris Mitropoulos (1) Diosdado Toledano (1) Edoardo Biancalana (1) Elkaan (1) Emmanuel Macron (1) Enea Boria (1) Enrico Laghi (1) Eurogruppo (1) Europa (1) Fabrizio De Paoli (1) Festa della Repubblica (1) Fiat Chrysler (1) Fiorenzo Fraioli (1) Fiscal Compact (1) Fondamenta (1) Forum Internazionale 1 settembre 2017 (1) Forum Popoli Mediterranei (1) George Soros (1) Giuliano Pisapia (1) Glauco Benigni (1) Grassobbio (1) Indipendenza e Costituzione (1) Industria 4.0 (1) Inge Hoger (1) Intesa Sanpaolo (1) Jean Luc Mélenchon (1) Jean-Claude Juncker (1) Jens Weidmann (1) Jeremy Corbyn (1) Kemi Seba (1) Le Pen (1) Leoluca Orlando (1) Lillo Musso Massimiliano (1) Luigi Di Maio (1) Luigi Gubitosi (1) Manifestazione Nazionale 25 marzo 2017 (1) Manolo Monereo (1) Marco Zanni (1) Mariano Ferro (1) Mauro Pasquinelli (1) Mauro Scardovelli (1) Mdp (1) Medioriente (1) Mediterraneo (1) Millennial (1) Mimmo Porcaro (1) Movimento Popolare di Liberazione (1) NPL (1) Nello Musumeci (1) Nino Galloni (1) Norberto Fragiacomo (1) ONG Jugend Rettet (1) PIL (1) Papa Bergoglio (1) Piano per la Rinascita di Alitalia (1) Pietro Attinasi (1) Pomigliano d’Arco (1) Portella della Ginesta (1) Portella della Ginestra (1) Putin (1) Quantitative easing (1) Referendum in Veneto e Lombardia (1) Reggiani Macchine (1) Rifondazione Comunista (1) Risorgimento (1) Roberta Lombardi (1) Roberto Garaffa (1) Rosatellum 2 (1) Russia (1) Salvini (1) Sandro Arcais (1) Senso Comune (1) Silvio Berlusconi (1) Sinistra Italiana (1) Smartphone (1) Socialismo (1) Spagna (1) Stato (1) Stato di diritto (1) Stato nazione (1) Statuto della CLN (1) Stefano Paleari (1) Stx (1) Toni Negri (1) Tsipras (1) Ttip (1) Unità Popolare (1) Venezuela (1) Wolfgang Münchau (1) aiuti di Stato (1) ambiente (1) americanizzazione (1) anarco-immigrazione (1) antimperialismo (1) assemblea fondativa (1) astensionismo (1) autodeterminazione dei popoli (1) azienda strategica (1) blocco sociale (1) bollette non pagate (1) brexit (1) capitalismo (1) casa pound (1) centro-destra (1) centro-sinistra (1) change.org (1) cinque stelle (1) classe (1) classi sociali (1) compagnia di bandiera pubblica (1) comunità (1) costo del lavoro (1) debitocrazia (1) debitori (1) diritti sociali (1) ego della rete (1) elezioni comunali 2017 (1) elezioni comunali siciliani 2017 (1) elezioni politiche 2018 (1) elezioni siclia 2017 (1) embraco (1) fabbrica (1) fiducia (1) franco (1) governabilità (1) iGen (1) ideologia (1) il pedante (1) immigrazione sostenibile (1) incendi (1) internazionalismo (1) italiani (1) italiano (1) lavoratori (1) legittima difesa (1) libero mercato (1) libero scambio (1) licenziamento (1) lingua (1) lingua nazionale (1) liste civiche (1) mercato libero (1) mercatol (1) migranti (1) minibot (1) neolingua (1) operai (1) ordo-liberismo (1) ordoliberismo (1) partito della nazione (1) petizione (1) piena occupazione (1) populismo di sinistra (1) post-operaismo (1) poveri (1) povertà (1) precari (1) precariato (1) premio di maggioranza (1) privatizzazione (1) privatizzazioni (1) rappresentanza (1) razzismo (1) reddito di cittadinanza (1) referendum (1) referendum Alitalia (1) repressione (1) ricchezza (1) ricchi (1) robot (1) schiavismo (1) seconda Repubblica (1) sinistra sovranista (1) sistema elettorale (1) sistema tedesco (1) sociologia (1) sondaggi (1) sovranismo costituzionale (1) sovranità e costituzione (1) sovranità monetaria (1) spread (1) stella rossa (1) tagli ai salari (1) tagli all'occupazione (1) tecnologia (1) xenofobia (1) élite (1)

Blogger templates