ALITALIA ALL’ITALIA
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Primi firmatari:
Marino Badiale, Franco Bartolomei, Ugo Boghetta, Sergio Cesaratto, Luca Massimo Climati, Luigi De Giacomo, Beppe De Santis, Carlo Formenti, Fabio Frati, Dino Greco, Paolo Maddalena, Leonardo Mazzei, Marco Mori, Manuela Palermi, Moreno Pasquinelli, Mimmo Porcaro, Bruno Steri, Fabrizio Tringali, Marco Zanni ...
«Le chiacchiere (liberiste) stanno a zero: malgrado condizioni di mercato ottimali, nonostante costi del carburante in discesa e quelli delle maestranze tra i più bassi d’Europa, tutti i tentativi di privatizzazioni sono falliti.
Errare è umano, perseverare è diabolico. In barba ad ogni evidenza il compito che il governo ha affidato ai tre commissari è quello di mettere all’asta Alitalia, nel caso smembrandola per svenderla per quattro soldi. Si tratterebbe di una soluzione suicida e irrazionale.
L’Italia può e deve avere una sua compagnia di bandiera e questo è possibile solo se Alitalia torna in mano pubblica.
Con molto meno dei 20 miliardi spesi l’anno scorso per salvare le banche, può essere approntato un piano per rilanciare Alitalia facendone una compagnia solida e competitiva.
Alitalia, in quanto perno del trasporto aereo nazionale, ha un’importanza strategica ben superiore a quella di qualche minuscola banca commerciale. Tanto più lo ha per il nostro Paese il quale, per il suo essere culla di civiltà, può diventare la principale meta europea di flussi turistici dal resto del mondo.
Alitalia non è solo l’icona del nostro Paese né un dato numero di aerei che solcano i cieli; è un volano prezioso per un indotto d’avanguardia, un serbatoio straordinario di professionalità e mansioni di altissimo livello, senza le quali un Paese non può pensare di avere un ruolo di punta.
Il nostro Paese ha le risorse finanziarie, le competenze e il know how per tenere in piedi una sana e forte compagnia di bandiera.
Ogni volta che si è trattato di far accettare ai cittadini enormi sacrifici ci è stato detto “facciamo come i Tedeschi!”.
Per una volta, siamo d’accordo anche noi.
Facciamo come in Germania dove Lufthansa è diventata la principale compagnia europea anche grazie allo Stato che detenendo il 60% della proprietà ha effettuato investimenti colossali, rifiutando di esternalizzare servizi di manutenzione e attività di assistenza.
Le gravi difficoltà di Alitalia sono dipese in primo luogo dalle scelte dell’Unione Europea la quale, a partire dagli anni ‘90, ha progressivamente disegnato l’attuale assetto oligopolistico del trasporto aereo europeo per cui fin dall’inizio si è previsto che nei cieli europei avrebbero dovuto infine operare tre sole compagnie globali: Air France, British Airwais e, per l’appunto, Lufthansa.
Si può e si deve rompere questo regime oligopolistico imposto al nostro Paese.
La rinascita di Alitalia non è solo un atto dovuto verso le sue orgogliose maestranze ma è anche un atto necessario per riconsegnare alla comunità nazionale un pezzo strategico di sovranità svenduta da chi ci ha governato negli ultimi 30 anni.
Nazionalizzare Alitalia è infine necessario per mettere una pietra sopra al far west dei cieli e porre un limite alle scorribande di compagnie straniere (non solo low cost) che fanno lauti guadagni sfruttando i lavoratori e depositando i profitti all’estero».
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