ELEZIONI 2018: LA PROPOSTA DELLA C.L.N.

31.3.17

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO: 25 aprile con la CLN

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il 25 aprile con la CLN


Si svolgerà a Roma, il prossimo 25 aprile, l’Assemblea fondativa della Confederazione per la Liberazione Nazionale.
L’Assemblea avrà inizio alla ore 10:00, e proseguirà nel pomeriggio dopo la pausa per il pranzo.

Ci ritroveremo presso il Roma Scout Center, Largo dello Scautismo n.1 (a  due passi dalla stazione ferroviaria Roma Tiburtina).

La sessione mattutina sarà l’occasione per presentare la Confederazione, indicare i suoi scopi e il suo Manifesto.
Oltre ai portavoce dei movimenti che fanno parte della Confederazione, prenderanno la parola esponenti di altre forze politiche.

Nel pomeriggio si svolgerà una tavola rotonda-dibattito sul tema: “Un blocco patriottico costituzionale per riprenderci la sovranità nazionale”
I lavori si concluderanno con un breve concerto musicale.

Fra qualche giorno pubblicheremo il programma dettagliato dei lavori.

L’assemblea è aperta al pubblico.

Per informazioni:
Conf.liberazionenazionale@gmail.com

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28.3.17

AUTODETERMINAZIONE DEI POPOLI E SOVRANITÀ NAZIONALE di Franz Altomare

Volentieri pubblichiamo questo contributo alla riflessione di Franz Altomare, membro della Confederazione per la Liberazione Nazionale.

L’autodeterminazione dei popoli è il "principio in base al quale i popoli hanno diritto di scegliere liberamente il proprio sistema di governo (autodeterminazione interna) e di essere liberi da ogni dominazione esterna."

Per quanto questa locuzione nasca in un preciso periodo storico, i primi anni ’60 del secolo scorso, con riferimento alla piena indipendenza dei nuovi stati formatisi in seguito alla decolonizzazione, il concetto di fondo è sovrapponibile a quello di sovranità nazionale, con il pregio di non contenere le tanto controverse parole, sovranità e nazione, che disturbano oggi (ma non allora) gran parte della sinistra occidentale.

Parlare di sovranità nazionale fa storcere il naso a molte anime belle perché non in grado di distinguere in termini storici e di contenuto, in quanto offuscate da un malinteso internazionalismo proletario, declinato con successo nel globalismo delle libera circolazione dei capitali, delle merci e della carne umana.

La propaganda del capitalismo internazionale, globalista, oligarchico e apolide, ha fatto presa in quella che una volta fu la sinistra che aveva il compito di realizzare il sogno socialista.

Parlo di quella sinistra che ha barattato i diritti sociali con i diritti individuali.

Parlo della sinistra radicale e antagonista che si crogiola nelle suggestioni strampalate dei Toni Negri e dei Michael Hardt secondo teorie in cui le masse sfruttate diventano moltitudini con il dono di superare il capitalismo solo per il fatto d'esistere, come se il capitalismo fosse destinato ad estinguersi naturalmente per autoconsunzione di fronte alla potenza di individui desideranti e tecnologici, nella errata convinzione che dello Stato, e quindi della conquista del potere, se ne possa fare tranquillamente a meno.

L'ultima barriera che si ergeva a contenere il dilagare del capitalismo selvaggio erano gli stati nazionali.

Questa barriera sta per essere definitivamente infranta, consentendo di realizzare il dominio incontrastato dell'oligarchia mondialista; un dominio che si preannuncia millenario, esattamente come la folle profezia del dominio millenario vagheggiato nel Terzo Reich di Adolf Hitler, con la differenza che il mito della razza viene sostituito da quello del mercato.

Si dice: " Non riuscire a distinguere la destra dalla sinistra." Mai un modo di dire è stato così rappresentativo dell'incapacità colpevole di comprendere un'epoca storica.
Il concetto di nazione, storicamente successivo a quello di stato, fu sviluppato e messo a punto durante la Rivoluzione Francese, quando le idee innovative diffuse dall’Illuminismo affermarono il potere della nazione superiore a qualsiasi altro potere, compreso quello del re.

Anche all'epoca un'oligarchia parassitaria e improduttiva, tracotante e odiosa, detentrice di tutti i privilegi, rappresentata dal clero e dalla nobiltà, opprimeva un popolo ridotto alla fame.

La nobiltà d’allora somigliava molto all’oligarchia di oggi.
Globalista ante litteram poiché girava l’Europa a governare popoli a cui era completamente estranea, parlava diverse lingue, si sposavano tra loro per consolidare i rapporti tra diverse dinastie sparse in tutta Europa, utilizzavano eserciti stranieri e mercenari per fare guerre di dominio e di predazione, organizzavano la propaganda e il consenso con il potere mediatico di allora, ovvero la Chiesa che manipolava le coscienze garantendo l’ordine morale e politico tra i ceti popolari e legittimando l’autorità del re per diritto divino.

La scintilla che diede inizio alla Rivoluzione Francese con l’attacco alla Bastiglia il 14 luglio 1789 fu la decisione di Luigi XVI di ammassare soldati, tra cui milizie straniere, alle porte di Parigi e di Versailles con lo scopo di contenere la forte pressione per le riforme rivendicate dai delegati dell’Assemblea Nazionale e sostenute da tutto il popolo. Fu in quel momento che i francesi si riconobbero nella nazione e furono istituiti i comitati cittadini e la Guardia Nazionale.

La nazione è lo spazio geografico, storico e giuridico dove un popolo può esercitare la propria sovranità.

La nazione è un concetto così forte da portare in sé elementi rivoluzionari poiché la sovranità popolare non può esprimersi altrimenti se non all’interno della sovranità nazionale e attraverso la sovranità statale.


Ma come tutte le idee forti la nazione non è riuscita a sottrarsi al rischio di strumentalizzazione in chiave mitica da parte del potere dominante.
Il capitalismo, che nasce e si sviluppa nelle dimensioni nazionali, ha utilizzato il mito della nazione per affermare la sua egemonia di classe dominante e consolidare l’economia del profitto nell’interesse della nazione e quindi del popolo ad essa corrispondente. Attraverso un’opera di mistificazione ideologica il capitalismo radica il suo potere nella sfera politica laddove l’interesse della nazione, e quindi del popolo, vengono narrati e fatti coincidere con gli interessi della classe al potere.
Andando oltre e forzando fino a trasfigurare il concetto di nazione nato dalla Rivoluzione Francese, il capitalismo, nelle sue fasi colonialiste e imperialiste, legittima i propri interessi di mero profitto e dominio vantando il primato di una nazione sopra un’altra, di un popolo contro un altro popolo e della guerra come strumento con cui alimentare la prosperità della propria nazione.

Occorre distinguere quindi tra nazionalismo di destra e patriottismo repubblicano.

Il primo utilizza la sfera della nazione in maniera strumentale per affermare il proprio interesse di classe facendo leva sull’elemento identitario in chiave conflittuale per legittimare se stesso e creare consenso.

Il secondo è il presupposto per sviluppare la sovranità popolare in una prospettiva democratica necessaria per la costruzione di una società solidale, egualitaria, cooperativa con gli altri popoli e che possa contemplare l’orizzonte di progresso di comunità pacifiche libere di governarsi e ispirate ai principi universali e umanistici della ragionevole utopia socialista.

Il fraintendimento e il non discernimento del concetto rivoluzionario di nazione è purtroppo coerente con le teorie che sostituiscono la categoria concreta di popolo con quella vaga di moltitudine, lo stato con l’autorganizzazione separata dalla dimensione istituzionale ma ad essa subalterna, la conquista del potere con l’effimero ritaglio di spazi sociali fragili e vulnerabili all’ombra dello stesso potere.

Con la caduta del muro di Berlino nel 1989, esattamente due secoli dopo l’assalto alla Bastiglia, e il conseguente disfacimento dell’URSS negli anni successivi, il capitalismo può finalmente iniziare l’opera di smantellamento delle sovranità nazionali, dove si annida il peggior nemico del potere dominante, la sovranità popolare, e realizzare finalmente il sogno inconfessabile, ovvero un governo unico mondiale dove le leggi le fanno il profitto, il mercato e i detentori di ricchezze.

Eppure dovrebbe essere così intuitivo che l’attuale sistema di potere rappresentato dalle oligarchie finanziarie e mondialiste promuove secondo un progetto di dominio totale il superamento delle nazioni e lo svuotamento dello stato, ridotto a filiale amministrativa periferica di interessi privati internazionali.

Viene da chiedersi come è stato possibile che la sinistra storica nella sua trasmutazione genetica, specie quella sinistra che si compiace ancora di definirsi radicale o antagonista, sia potuta giungere al paradosso di voler combattere il globalismo del capitale sostenendo le tesi del nemico: abolizione di ogni sovranità, statale, nazionale o popolare che sia e libera e felice circolazione di capitali, merci e carne umana.
La rivoluzione democratica non s’è mai compiuta, e la prospettiva socialista, che da quella rivoluzione politica e culturale deriva, appare sempre più lontana. Siamo in un’epoca crepuscolare e alle soglie di grandi e inevitabili cambiamenti, e questi potrebbero avvenire nel segno della continuità che ha caratterizzato finora la storia del genere umano: pochi privilegiati che opprimono grandi masse dove la libertà teorica resta quella di poter acquistare una merce inutile facendosi mancare il necessario oppure di scegliere in quale parte del globo farsi sfruttare.
Sarebbe il trionfo dell’Ancien Régime di sempre.

Bisogna continuare a lottare senza lasciarsi andare al pessimismo e soprattutto non bisogna perdere la testa, e se mai questo rischio dovesse realizzarsi, e allora che avvenga mentre succede qualcosa d’importante, come fu per Danton o per Robespierre.

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23.3.17

25 MARZO: TUTTI A ROMA

La Confederazione per la Liberazione Nazionale aderisce e partecipa alla Manifestazione Nazionale del 25 marzo a Roma. 
Mentre i capi dei governi europei celebreranno i 60 anni dei Trattati con cui venne fondata la Comunità economica europea, e sulle cui fondamenta verrà poi costituito quel mostro che è l’Unione europea, noi il 25 marzo saremo in piazza, con una grande manifestazione popolare per chiedere l'uscita dell'Italia dall'Unione Europea, dall'euro e dalla NATO.
 

Partiremo da Piazzale Ostiense alle ore 14:00 per arrivare nelle vicinanze del Campidoglio.
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COMUNICATO STAMPA DI EUROSTOP

Autorizzato il corteo “Contro la Ue, l’euro e la Nato” convocato dalla Piattaforma Sociale Eurostop, dai Movimenti e Territori per il No Sociale e dagli Studenti in Lotta per sabato 25 marzo.
Una modifica radicale rispetto alla prima richiesta e all’inaccettabile comportamento della questura di Roma, che pretendeva di indirizzare una protesta popolare… tra gli alberi di Villa Borghese.
L’appuntamento è dunque spostato in Piazzale Ostiense, alle ore 14, luogo storico della Resistenza antifascista italiana. Di lì il corteo muoverà attraverso il quartiere di popolare Testaccio per poi concludersi in Piazza Bocca della Verità, nei pressi del Campidoglio.
Questo il percorso completo:
Piazzale Ostiense, via Marmorata, via Galvani, via Luca Della Robbia, via Giovanni Branca, via Marmorata, Lungotevere Aventino, Piazza Bocca della verità.
E' stata così respinta la discriminazione nei confronti di questo arco di forze politiche, sociali e sindacali, grazie alla denuncia politica fatta ieri a Montecitorio e alla compattezza degli organizzatori. Come per tutte le altre manifestazioni, il corteo potrà arrivare nei pressi di uno dei luoghi del vertice a 27. Riteniamo questo un dato politico importante e un primo successo, per cui invitiamo tutti a partecipare alla manifestazione, smentendo così quanti vorrebbero depotenziarla con oscuri messaggi già consegnati alla stampa.
La piattaforma politica della manifestazione, con la lista delle organizzazioni e delle persone aderenti, è consultabile al seguente indirizzo:
 

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21.3.17

CONFEDERAZIONE per la LIBERAZIONE NAZIONALE

In controtendenza rispetto all'andazzo generale, segnato dalla divisione, dai protagonismi narcisistici e da slanci privi di costrutto, va finalmente in porto il più serio tentativo di unificazione nel campo del patriottismo democratico e antiglobalista.

La CONFEDERAZIONE per la LIBERAZIONE NAZIONALE (CLN) è un'alleanza politica di movimenti, partiti e libere associazioni di cittadini che sostiene e promuove una cultura politica di azione e di partecipazione alla vita democratica come garanzia di trasformazione sociale e ripristino della sovranità popolare, nella prospettiva di costruzione di una società fondata sulla giustizia sociale e ispirata ai valori della Costituzione del 1948.
Fanno già parte della Confederazione quattro movimenti politici: Programma 101, Risorgimento Socialista, Indipendenza e Costituzione e Noi Mediterranei

Il primo incontro tra diverse forze politiche e associazioni civili viene promosso da Programma 101- Movimento di Liberazione Popolare e si svolge a Roma il 7 gennaio 2017 in una sede di Risorgimento Socialista.

I delegati delle diverse forze politiche e associazioni presenti a Roma convergono, tra gli altri, su alcuni punti essenziali.

Il primo punto, tanto più dopo che la vittoria del NO al referendum del 4 dicembre 2016 ha sventato l'attacco alla Costituzione del 1948, è dunque che quest'ultima rappresenta la stella polare della Confederazione, in quanto non solo descrive una società irriducibile al neoliberismo ed al predominio delle "cieche" leggi di mercato, ma prescrive che la sovranità popolare non può essere devoluta a nessun organismo sovranazionale.

Il secondo punto su cui convergono i delegati nel primo incontro di Roma è nella necessità di condividere una strategia politica comune per organizzare l'opposizione al progetto e alle politiche oligarchiche ed avviare un'azione politica coerente che abbia come obiettivo il ripristino della Sovranità Popolare nella consapevolezza che essa può democraticamente realizzarsi solo insieme alla sovranità statale ed a quella nazionale, con l'uscita dall'eurozona come primo passo per sganciare l'Italia dalla morsa della globalizzazione neoliberista.
Negli scambi di mail tra i delegati del primo coordinamento per la costituzione della Confederazione, e negli incontri successivi che si svolgono a Firenze, l'accordo tra i partecipanti si precisa in un terzo punto: se è vero che per scalzare i dominanti dal potere occorre essere pronti a dare vita ad un ampio blocco popolare, la Confederazione si considera alternativa alle forze politiche che presidiano oggi il campo dell'opposizione, in particolare alla Lega Nord, al Movimento 5 Stelle, così come alla sinistra radicale in quanto esse ripropongono, ognuna a modo suo, o principi economico-sociali neoliberisti, oppure concezioni e valori delle élite mondialiste.

Si procede dunque a discutere, affinare e ad approvare quello che sarà il Manifesto della CLN e quindi il Decalogo che riassume i principi sociali, politici e valoriali della Confederazione.  

La Confederazione si è data un primo grande appuntamento pubblico, l'assemblea nazionale che si svolgerà a Roma il prossimo 25 aprile.

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20.3.17

Manifesto della Confederazione per la Liberazione Nazionale


Pisacane, Mazzini, Gobetti, Gramsci
Documento costitutivo della Confederazione per la Liberazione Nazionale

Per riconquistare la sovranità liberandosi dalla gabbia europea
Per uscire dal dominio della finanza e dalla crisi di civiltà che ha prodotto
Per porre fine al declino dando a tutti lavoro e dignità
Per una società basata sui principi di libertà, uguaglianza e fraternità
Per attuare finalmente la Costituzione repubblicana

E' per raggiungere questi obiettivi che i promotori di questo manifesto hanno deciso di unirsi in forma confederativa. Vogliamo così costruire, in un momento in cui tutto tende a frantumarsi, una prima aggregazione delle forze che vogliono intraprendere la strada della rinascita del nostro Paese. Rinascita e liberazione dallo strapotere della finanza sulla società, sulle persone e sulla loro vita. Liberazione dalla dominazione straniera e da quella sua forma particolarmente odiosa chiamata "Unione europea". Liberazione da una casta politica totalmente asservita agli interessi delle oligarchie finanziarie.

La nostra proposta di lavoro e di organizzazione è dunque aperta a tutti coloro che vi si riconoscono. Ora si tratta di muovere i primi passi. Per farlo vogliamo fissare in maniera sintetica il nostro punto di vista, le nostre idee, il nostro programma.

a. Le sciagure prodotte dal sistema neoliberista sono davanti ai nostri occhi. L'idea che il mercato possa fungere da unico regolatore della società e da vero "sovrano" anche nelle scelte politiche è clamorosamente fallita. Avevano promesso benessere per tutti ed abbiamo disoccupazione, precarietà e povertà diffusa.

b. La crisi di questo modello è evidente. E' oggi largamente riconosciuto come la parabola della globalizzazione abbia ormai raggiunto il suo culmine. Lo dimostrano i clamorosi risultati della Brexit e delle elezioni americane, lo confermano i dati del commercio internazionale. Tutto va nella direzione della ri-nazionalizzazione della politica, ed è su questo terreno che ci si dovrà misurare.

c. E' in questo quadro che si accelera il processo disgregativo dell'Unione Europea. L'UE, nata proprio per realizzare il sogno dell'élite di un'area economica sovra-nazionale con il ruolo degli stati ridotto al minimo e funzionale al dominio dei cosiddetti "mercati", vive ormai una vera e propria crisi esistenziale. Non solo è defunto il progetto federale (gli "Stati uniti d'Europa"), ma la Gran Bretagna è in fase d'uscita, mentre l'insostenibilità dell'euro è ormai un fatto innegabile. Se a tutto ciò si aggiunge l'incapacità di assumere politiche unitarie sull'immigrazione, l'indisponibilità tedesca a qualsiasi forma di cooperazione economica, le convulsioni politiche che attraversano non solo la "periferia" ma pure i "paesi centrali" dell'Unione, abbiamo l'esatta fotografia del processo di disfacimento in corso. Sicuramente la Germania proverà a resistere, cercando di mantenere in piedi l’Euro, accelerando ulteriori cessioni di sovranità con il rafforzamento dei trattati per tenersi vantaggi e potere, obbligando i paesi della "periferia" a nuove forme di subalternità. E' questa una prospettiva da respingere in toto. 

d. E' dentro la crisi europea che va letto il disastro italiano. In nove anni di crisi il nostro Paese ha perso 8 punti di Pil, il 25% della produzione industriale, la disoccupazione ufficiale è attestata al 12% (purtroppo questo dato raddoppia se consideriamo i cosiddetti "scoraggiati"), mentre quella giovanile è addirittura sopra il 40%. Tutto ciò mentre la ricchezza nazionale si è ridotta, il ceto medio si è impoverito e gli stessi risparmi sono sotto attacco a causa delle norme bancarie europee. Sono questi i frutti avvelenati dell'euro, con il suo inevitabile corollario: politiche di austerità, pareggio di bilancio, fiscal compact. Ma non si tratta solo di un disastro economico. Si tratta di un disastro ben più ampio, di una società disgregata e spinta in un vicolo cieco, privata di ogni speranza nel futuro. E' stato questo l'effetto più profondo del "vincolo esterno", quello che attraverso il TINA (There Is No Alternative) ha cercato di uccidere ogni possibilità di cambiamento.

e. C'è però un limite a tutto. Siamo così arrivati alla rivolta contro le élite e allo straordinario risultato del referendum del 4 dicembre 2016. La vittoria del NO al referendum greco, anche se poi tradita da Tsipras, l'affermazione della Brexit a dispetto della gigantesca campagna mediatica, la sconfitta delle élite globaliste negli Usa ci indicano - pur con le loro differenze - che i popoli non ci stanno più, che il TINA ha smesso di funzionare, che le attuali classi dirigenti sono ormai prive di consenso. E' in questa traiettoria che si inserisce il 60% di NO a difesa della Costituzione, sentita come un bene inalienabile e base condivisa per uscire dall'attuale marasma, che è un NO altrettanto deciso alle politiche bipartisan degli ultimi decenni.

Fin qui la descrizione sommaria del quadro attuale. Come farvi fronte? Come porsi all'altezza delle sfide dell'oggi? Qual è il nemico principale e quali i possibili alleati? Qual è la base su cui costruire un programma di governo? Quali sono le misure più urgenti per iniziare il percorso della riscossa popolare?
A queste domande noi rispondiamo così:

1. La Costituzione del '48, che gli italiani hanno difeso col referendum, rappresenta per noi una stella polare, poiché contempla un modello di società in cui la democrazia politica è affiancata da quella economica e sociale. La Costituzione va dunque attuata, cancellando le modifiche neoliberiste apportate dai partiti di regime (come l’Art. 81 sul pareggio di bilancio), rafforzando anzi il suo spirito repubblicano, egualitario e sovrano. La Carta del '48 può e deve essere la base valoriale per un ampio blocco politico e sociale antiliberista, un autentico Fronte Patriottico Costituzionale che si candidi al governo del Paese.

2. Per attuare la Costituzione bisogna però riconquistare la sovranità popolare e nazionale, che il nostro paese ha perduto, cedendola di fatto all’Unione europea. Siccome non può esserci né sovranità né democrazia entro la gabbia eurocratica, siamo per l'uscita dall'euro e dalla UE, riconsegnando allo Stato nazionale tutti i suoi strumenti di politica economica, sociale, monetaria e fiscale. La Nazione è il solo luogo ove il popolo possa esercitare la sua sovranità, il solo spazio ove possa svolgersi una vera dialettica democratica. Battersi per la piena indipendenza nazionale non significa affatto abbracciare una concezione autarchica, razzista o sciovinista della Nazione. Il nostro patriottismo è democratico, costituzionale e antifascista. Siamo per sviluppare politiche di cooperazione e fratellanza con gli altri popoli, specie quelli che decideranno di intraprendere lo stesso percorso di liberazione.

3. Quali sono i nemici principali? Sono i poteri che reggono l'attuale sistema oligarchico: l'Unione Europea a trazione tedesca, le istituzioni sovra-nazionali del dominio neoliberista, i grandi centri del potere economico-finanziario mondiale, le élite che hanno il monopolio dei mezzi d’informazione. Ma questi nemici non stanno solo all’estero, essi hanno i loro distaccamenti in Italia. Alle élite economiche, complici nel depredare il Paese e decise a svuotare la democrazia, si affianca un ceto politico servile quanto corrotto. Al vertice di questo ceto, e dunque al centro del sistema politico, resta oggi il PD, che è il vero garante del potere oligarchico che ci opprime.

4. Questi nemici potranno essere battuti con una larga alleanza tra tutte le forze costituzionali disponibili, e solo con il risveglio e la partecipazione attiva del popolo italiano, con una sollevazione consapevole che utilizzerà tutti i canali e gli strumenti democratici affinché il governo passi nelle mani del fronte delle forze popolari e anti-oligarchiche per trasformare da cima a fondo la società italiana.

5. Le potenti forze sistemiche, allo scopo di conservare il potere, hanno scatenato una vera e propria campagna di diffamazione verso tutte le forze che pur da sponde opposte lottano contro l’oligarchia. L’anatema è quello del “populismo”. E per “populismo” esse intendono la capacità di essere in sintonia coi bisogni di chi sta in basso, il saper parlare la loro lingua, lo stabilire un legame affettivo col popolo, il coraggio di chiamare alla ribellione. Nel campo “populista” i dominanti mettono tutte le forze a vario titolo sovraniste: tra di esse M5S e Lega Nord.

6. Pur considerandoci parte del campo populista noi siamo alternativi sia alla Lega Nord che al Movimento 5 Stelle. Queste forze non hanno un progetto di paese davvero alternativo a quello dei dominanti. I programmi sociali e politici del M5S e della Lega Nord sono intrisi di spirito, idee e proposte di tipo liberista che li porta a strizzare l'occhio a questa o a quella frazione dominante. Per noi la sovranità nazionale è una condizione necessaria ma non sufficiente per ricostruire l’Italia. Siamo alternativi a M5S e Lega Nord anche perché queste forze cercano innanzitutto un consenso passivo, una delega paternalistica ai loro ceti politici e ai loro leader.

7. Ma siamo a maggior ragione alternativi alla cosiddetta “sinistra radicale”.
Questa sinistra, anziché rielaborare un programma sociale intrecciato al tema della nazione, ha abbracciato la visione mondialista dei dominanti. Siamo tuttavia certi che, prima o poi, anche da questo campo arriveranno forze alla causa per cui ci battiamo, ma proprio per separare il grano dal loglio abbiamo il dovere di denunciare le gravi responsabilità dei piccoli gruppi dirigenti che lì si agitano senza costrutto alcuno. O meglio, con l'unico intento di ritagliarsi qualche spazio istituzionale con nuove confuse "operazioni politiciste", o cercando di racimolare i pezzi sempre più dispersi di una "sinistra dei diritti cosmetici", incapace di porsi all'altezza della situazione. Queste forze, pur divise tra loro, hanno in comune la stessa adesione a quel cosmopolitismo delle oligarchie che è la negazione stessa dell'internazionalismo correttamente inteso.

8. Occorre riprendersi la politica. E' questo il messaggio che ci viene dal populismo, è questo l'obiettivo che il populismo rende possibile a condizione che si agisca nel modo corretto. E' infatti in questo campo che si esprimono settori sociali e soggettività diverse, non coalizzabili tra loro se non in virtù di un forte messaggio politico e simbolico. Questo messaggio, che già vive nelle lotte sociali contro la globalizzazione, è quello della riscossa, della costruzione di un'alternativa concreta e possibile. E' su questa base che milioni di persone potranno mobilitarsi, dando vita ad un ampio blocco sociale, lottando per conquistare il governo ed attuare concrete politiche democratiche in sintonia con i bisogni del popolo.

9. Uscire dall'euro è necessario, seppure non sufficiente. Quanto detto finora ci porta ad indicare un programma di misure urgenti, di carattere economico e sociale, per venir fuori dalla crisi e per far sì che l'uscita dall'euro-dittatura rappresenti l'inizio di uno sganciamento dal sistema neoliberista e dal dominio della finanza predatoria, non la riproposizione su scala nazionale di queste  forme di oppressione. Queste le misure più importanti da prendere dopo essere usciti dall'eurozona, aver ripristinato la sovranità monetaria e ristabilito il controllo pubblico sulla Banca d'Italia: a) piano per il lavoro per raggiungere la piena occupazione; b) piano di reindustrializzazione del Paese anche attraverso la nazionalizzazione dei settori strategici (energia, telecomunicazioni, acqua, trasporti); c) eliminazione del precariato e difesa dei redditi da lavoro dipendente ed autonomo; d) garanzia del diritto allo studio, alla salute e ad una vecchiaia serena attraverso il carattere pubblico della scuola, della sanità e della previdenza; e) affermazione del controllo pubblico sul sistema bancario, istituzione di banche di interesse nazionale e nazionalizzazione delle banche salvate dallo Stato; f) introduzione di limiti alla circolazione dei capitali e tutela delle produzioni italiane, g) ristrutturazione del debito pubblico a partire dalla sua componente speculativa ed estera, h) riforma fiscale che applichi i principi di equità, giustizia sociale e progressività sanciti dall'art. 53 della Costituzione.

10. Con la nascita della Confederazione per la Liberazione Nazionale vogliamo quindi dar vita ad una prima aggregazione che possa poi sfociare nella costruzione di una forza popolare e patriottica all'altezza di questi compiti. Siamo ambiziosi ma realisti, sappiamo perciò che questo richiederà ben altre forze. Ma intanto vogliamo muovere il primo passo, ben sapendo che non ci sarà possibilità di vittoria se il popolo non saprà diventare il protagonista della rivoluzione democratica che abbiamo cercato di descrivere.


Confederazione per la Liberazione Nazionale (CLN)

Firenze, marzo 2017

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DECALOGO della Confederazione


  10 punti di indirizzo della Confederazione per la Liberazione Nazionale

Le nostre idee sulla società che vogliamo 



(1) Il potere appartiene al popolo, non all'élite finanziaria

(2) Lo Stato prevale sui "mercati" 

(3) La comunità è la base per l'emancipazione della persona 

(4) L'eguaglianza e la solidarietà sono i principi della convivenza civile

(5) La dignità e il diritto al lavoro vengono prima di tutto

(6) La politica dirige e programma l'economia nell'interesse della collettività

(7)L'immigrazione va regolata, contro ogni discriminazione etnica e religiosa, in base alle possibilità della comunità 

(8) Per la sicurezza sociale, contro ogni forma di criminalità e di sopruso

(9) Per un patriottismo democratico, repubblicano e costituzionale

(10) Per la sovranità nazionale, contro la globalizzazione e l’Unione Europea 

Firenze, marzo 2017






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