Ve ne sarete accorti, da qualche giorno Renzi sta tornando buono per il mainstream.
Per mesi l'hanno punzecchiato, e di tanto in tanto bastonato, ma adesso
basta che il Pd è già troppo in basso nei sondaggi. Non che l'esito
delle urne sia del tutto predeterminabile dal concerto dei media, ma
lorsignori ci provano. Eccome, se ci provano!
Per il blocco oligarchico, messa in sicurezza la linea eurista,
addormentato cioè il dibattito sull'Europa al fine di renderlo quasi
monocorde e certamente innocuo, è ora il momento di provare a disegnare
gli scenari più consoni del dopo-voto. Finito il tempo degli
anestesisti, è ormai arrivato quello degli stregoni.
Sull'esito del lavoro degli anestesisti, certo frutto di tanti fattori, ha già scritto in maniera mirabilmente sintetica Sandokan: «Sulla
questione delle questioni, quella della gabbia dell'euro e dell'Unione
europea, si registra un contestuale avvicinamento delle posizioni di
tutte le diverse forze politiche in campo». Insomma, tutti a
criticare l'Europa così com'è, ma tutti a vendere nel mercato elettorale
l'unica soluzione totalmente impossibile, cioè quella della
"ridiscussione", "riforma", "revisione" dei trattati che è del tutto
irrealizzabile, altro non fosse che per la necessità di un voto unanime
di 27 Paesi con i loro diversi (e spesso contrapposti) interessi in
campo. Da qui la sua conclusione: «le elezioni 2018 passeranno, l'euro resterà, e nessuno gli torcerà un capello».
Ora,
tutte le persone informate dei fatti sanno che senza affrontare il nodo
europeo non può esserci spazio alcuno, non solo per combattere la
disoccupazione ed uscire davvero dalla crisi, ma neppure per misure
parziali volte quantomeno ad alleviare le sofferenze sociali che la
crisi ha portato con se. Ne consegue che tutti i programmi elettorali,
per lo più basati su promesse ed obiettivi mirabolanti, sono quanto di
più falso la storia elettorale italiana abbia mai registrato fino ad
oggi. Come falso è il dibattito che ne deriva. Ma questo ogni persona
minimamente avvertita già lo sa.
Quel che resta da mettere agli
atti è che, almeno da questo punto di vista, l'azione degli anestesisti
del sistema è riuscita. Il che, dopo 10 anni di crisi tutt'altro che
risolta, dopo 5 anni della più indecente delle legislature, è
sinceramente sconfortante.
E ora? Dopo gli anestesisti, avranno
successo anche gli stregoni che lavorano alle future alchimie
parlamentari e governative affinché nulla cambi in questo disgraziato
Paese?
Già, che «nulla cambi» è il loro evidente e dichiarato obiettivo. Così non fosse non ci proporrebbero ancora il volto di pesce lesso Gentiloni. Un volto conservatore come pochi, tanto nella mimica quanto in quel cognome aristocratico che porta.
Il
fatto è che la generale omologazione al credo eurista ancora non basta a
disegnare una maggioranza in grado di reggersi in piedi. O meglio,
questa omologazione, proprio perché rende possibili diverse soluzioni
variamente gradite a lorsignori, sembra non determinare ancora una
chiara gerarchia nelle loro preferenze.
Eppure questa gerarchia
esiste. I dominanti son sempre previdenti, e - almeno quando possono
permetterselo - oltre al piano A cercano sempre di avere un piano B. Da
qui una certa apparente confusione, che adesso inizia però a diradarsi.
Il
piano A è rimasto quello che avevano pensato in autunno, le cosiddette
"larghe intese", formula alquanto vaga che voleva nascondere quel patto
Renzi-Berlusconi che ha consentito la forzatura del Rosatellum. Questo piano ha oggi però una variante, quella che prevede a Palazzo Chigi un "terzo uomo": non più il ritorno del Bomba
come sembrava a settembre, ma un personaggio più grigio ed
addomesticabile, insomma se non Gentiloni, magari Padoan o qualcun altro
ma di quella fatta. Ecco a cosa è servita la pressione su Renzi, a
fargli accettare il passo indietro sulla presidenza del consiglio.
Certo, se il Pd dovesse recuperare rispetto ai sondaggi il fiorentino rispolvererebbe all'istante le sue ambizioni. Ma non pare proprio che sia questa l'aria che tira.
C'è però un piano B, quello del "governo del presidente" evocato da D'Alema.
A seconda dei risultati, il piano B potrà essere una scelta od una
necessità. Una scelta qualora i numeri del piano A (sulle cui
possibilità di successo torneremo in un prossimo articolo) risultassero
troppo risicati, una necessità se quei numeri proprio non vi fossero.
La
differenza tra questi due piani è ovvia: il primo esclude i Cinque
Stelle, il secondo li ricomprende. Nel primo caso ad M5S verrebbe
assegnato il classico ruolo dell'opposizione di Sua Maestà, nel
secondo quello di ruota di scorta governativa delle più collaudate
forze sistemiche. La prima soluzione è quella per cui lavorano gli
stregoni dell'informazione, la seconda è una possibile necessità non più
esclusa per principio dall'oligarchia, ma solo considerata un po' meno
vantaggiosa della prima.
Se oggi Renzi sta tornando buono per il mainstream è
perché un Pd in caduta libera finirebbe per determinare nei collegi
uninominali una polarizzazione M5S-destra, assai più che Pd-destra. Con
il risultato, ben colto dai sondaggisti, di danneggiare non solo il
partito di Renzi al centro-nord, ma pure la destra al sud e nelle isole.
Ecco allora il duro lavoro degli stregoni della comunicazione per
riportare su le quotazioni del Bomba. In cambio Renzi ha dovuto platealmente dismettere il suo refrain
preferito, quello del vincitore delle primarie come unico candidato
alla guida del governo da parte del Pd. Oggi per Palazzo Chigi gli va
bene un pd-purchessia, domani accetterà forse anche un non-pd-purchessia
pur di non tornare nell'anonimato della sua Rignano.
Resta che,
specie con questi chiari di luna, quello degli stregoni è pur sempre un
lavoro duro. Lavoro che sarebbe quasi impossibile, se solo vi fosse
un'alternativa politica credibile. Ma questa non c'è. C'è anzi la sua
negazione fatta persona nel volto neodemocristiano di Luigi Di Maio. Mala Tempora Currunt!
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