C'è una parola, "sovranismo" che è sotto attacco propagandistico
dal giorno della sua introduzione nel linguaggio politico nella
primavera del 2012. Coloro che si rifanno a questo concetto, i
sovranisti, assistono impotenti alla sua quotidiana delegittimazione,
alimentata da un flusso costante, sebbene strisciante, di notizie che
accostano il termine a significati apparentemente simili che tuttavia
non ne colgono il significato profondo. Ricordate l'espressione TINA
(There Is Not Alternative)? Quell'acronimo è l'emblema di una
comunicazione politica il cui contenuto informativo è di zero bit, cioè
assenza di scelta. Affinché sia possibile operare una scelta è infatti
necessario almeno un bit, che sia 0 oppure 1, ma questo nel mondo della
comunicazione politica modello TINA è precluso. Nel suo significato più
profondo, dunque, "sovranismo" è il bit mancante nell'informazione politica,
grazie al quale si può ricostruire il primo indispensabile operatore
politico, l'operatore NOT. La sola presenza del NOT fa sì che diventi riconoscibile l'operatore nascosto che, ormai da decenni, è l'unico adoperato, l'operatore NOP, che sta per No-Operation (nessuna operazione).
Tutta la comunicazione politica di sistema agisce al fine di promuovere
l'operatore NOP, il sovranismo invece proclama il NOT. Solo la
possibilità di negare una tesi, una visione, una proposta politica, ne
permette l'affioramento e, dunque il riconoscimento. Il globalismo, cioè
l'idea della libera circolazione, della società vista come somma
aritmetica di individui ognuno con la sua libertà che dipende solo dal
suo capitale finanziario e umano (ricordate la Tatcher: "la società non esiste"), insomma l'ordine internazionale dei mercati posto come dato "naturale", emerge nella sua qualità di scelta politica solo nel momento in cui si impugna l'operatore NOT.
Ecco perché la parola sovranismo è entrata nel mirino della propaganda
politica dei media liberisti, che hanno ricevuto il compito di
distruggerla demonizzandone l'uso.
Un'operazione che viene portata avanti ricorrendo all'unico mezzo
possibile, consistente nel riassorbirla nelle pieghe del linguaggio
politico unico. Lo stratagemma usato è quello di far sì che essa venga
inserita all'interno di narrazioni politiche apparentemente anti
liberiste, che del liberismo sono varianti cosmetiche. Ecco allora che
il sovranismo viene proposto con significanti limitati, dall'uscire dall'euro - la sovranità monetaria, alla rivendicazione etnica - prima gli italiani, fino al risibile decideranno gli elettori con un referendum. Vediamo i movimenti No-Vax assimilati ai sovranisti (come se non ci fossero i NoVax liberisti, europeisti, atlantisti e chi più ne ha più ne metta), si usa la parola "fascismo" come sinonimo, come pure "populismo", fatto quest'ultimo indubbiamente meno grave, ma altrettanto capzioso.
Ora il punto cruciale da capire per intendere il significato profondo
della parola sovranismo, e dunque il suo potenziale eversivo rispetto
alla logica TINA, è già stato enunciato, e sono le parole della Tatcher,
"la società non esiste". Parole che possono essere intese, in fondo, come un manifesto a posteriori del marginalismo, oppure, per farci capire anche da vegani e new agers, come affermare che "il tutto è la somma delle parti",
ovvero che, per spiegarlo, basta studiare e comprendere il
comportamento delle singole parti che lo compongono. Ecco, il sovranismo
opera su tutto questo con un NOT: non è vero che la società non esiste, la società esiste eccome! Il tutto è più della somma delle parti.
Il che significa che le entità collettive esistono, siano esse le classi
sociali, le etnie, le nazioni, i popoli, i sindacati, le associazioni
capitaliste, le società segrete, le religioni, i legami di sangue,
quelli tribali; insomma tutto quello che era pacificamente ammesso ancora cento anni fa
e, da allora, è stato prima messo in discussione, e infine negato e
annichilito, per effetto dell'azione politica di un movimento di idee,
nato nella seconda metà del XIX secolo, che risponde al nome di marginalismo,
con un'operazione NOT analoga a quella che oggi ripropone il
sovranismo. Ed è stato annichilito perché, così facendo, il marginalismo
ha camuffato la sua tesi da sintesi, elevandola a tale dignità usando in modo spregiudicato gli strumenti della comunicazione pubblicitaria di massa.
Dunque un'operazione culturale di grande successo, certamente
sofisticata ma anche promossa grazie all'enorme dispiegamento di mezzi
messi a disposizione dalla ricchezza finanziaria e dall'impetuoso
sviluppo dei mezzi di comunicazione.
Ora questo problema si pone, in Occidente, soprattutto al livello della
percezione delle masse europee, in particolare italiane, perché altrove,
perfino negli USA, l'idea che c'è un "noi" e un "loro" è ancora presente, e dunque che questa poltiglia che ci viene venduta come modernità, costituita dalla fiaba "dell'allocazione
efficiente delle risorse all'interno di un mercato a concorrenza
perfetta e cioè all'interno di un mercato in cui vi è un'ottima
diffusione di informazioni", posta a fondamento della loro idea di democrazia, è una boiata pazzesca.
L'intuizione sovranista, dunque, consiste nella riscoperta della realtà concreta - oltre la narrazione TINA - che la società esiste e non è formata dalla somma aritmetica di singoli individui,
ma è attraversata da confini e confitti di ogni genere, che essa stessa
genera continuamente in un processo senza fine in cui il tempo gioca un
ruolo fondamentale. Se ieri c'era la classe degli operai, oggi c'è il
terziario impoverito; se appena due secoli fa un popolo non esisteva e
non aveva coscienza di sé, oggi pretende di difendere la sua identità. E
lo stesso - chiamiamolo così - campo sovranista, è attraversato da
divisioni, perché ci sono quelli che si definiscono costituzionali e
democratici, ma anche i sovranisti nazionalisti; non è un caso se, nel
2012, decidemmo di raccattare da terra questo termine, sovranismo,
proprio per distinguerci dai nazionalisti. Ma resta vero che il nemico
ideologico comune è il marginalismo, quell'ideologia fatta propria dal
grande capitale (quello sì) internazionalista, e usata per dire a tutti i
suoi nemici "voi non esistete". E' in questo modo, convincendo tutti del fatto di non esistere, che costoro hanno vinto. Per il momento.
Quanto appena esposto potrebbe essere inteso come uno sdoganamento della
possibilità di unire tutti i sovranisti, ma questo sarebbe un errore
imperdonabile. Non basta, per unire, il fatto di denunciare l'idea
farlocca della fine della storia, così come non basterebbe, in una
società per azioni, prendere coscienza che un socio di minoranza ha
fatto credere a tutti di avere la maggioranza delle quote e che non ci
fosse alternativa al suo dominio, per unire tutti gli altri in
un'alleanza durevole. La fine della narrazione TINA, la rinascita della
consapevolezza crescente che la società è divisa in classi, che le
nazioni e i popoli esistono, segna solo il momento in cui il bluff della
minoranza, che era riuscita a porsi come unico soggetto della storia
del mondo, è stato scoperto. Dunque siamo sì, oggi, tutti "sovranisti",
ma torneremo presto a dirci socialisti, comunisti, popolari,
democristiani, repubblicani e, feccia della feccia, perfino liberali.
Dalle parti di questo blog oggi siamo sovranisti, ma domani saremo socialisti.
Fonte: L'ego della rete
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